Biancaneve, quando la mancanza di idee divora il passato
Atteso nel 2024 il nuovo film su Biancaneve diretto da Marc Webb e scritto da Greta Gerwig (sceneggiatrice e regista del già criticato “Barbie”) sta già facendo discutere.
Perché? Semplice. Personaggi e storia della fiaba dei fratelli Grimm sono stravolti. La protagonista sarà l’ispanica Rachel Zegler, in netta contrapposizione fisica con quanto narrato nella versione originale del 1812.
Difatti nelle prime righe si leggeva chiaramente: «Una volta, nel cuor dell’inverno, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume, una regina cuciva, seduta accanto a una finestra dalla cornice di ebano. E così, cucendo e alzando gli occhi per guardar la neve, si punse un dito, e caddero nella neve tre gocce di sangue. Il rosso era così bello su quel candore, ch’ella pensò: “Avessi una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come il legno della finestra!” Poco dopo diede alla luce una figlioletta bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come l’ebano; e la chiamarono Biancaneve. E quando nacque, la regina morì».
In pieno contrasto con le caratteristiche fisiche dell’attrice americana che ha difeso la pellicola sostenendo che “È un cartone animato di 85 anni fa e la nostra versione è la storia di una giovane donna che vive la sua vita a prescindere dal fatto che ‘Un giorno il suo principe verrà”. Peccato che il cartone fu un adattamento (quasi del tutto) fedele alla fiaba dei Grimm.
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Ma oltre alla protagonista il politicamente corretto colpisce i coprotagonisti della storia. I 7 nani. Ma guai a chiamarli e rappresentarli così. Alcune persone potrebbero offendersi. Se non fosse che nella versione originale i 7 minatori ebbero un ruolo più che positivo. Degli eroi a difesa della bella che scappa dalla Regina cattiva. Nessuna offesa dunque. Ma anche qui, un po’ per inclusione, un po’ per creare polemica e quindi il (tristemente) famoso hype, i nani sono stati sostituiti da un affascinante gruppo di creature magiche di ogni genere, dimensione ed etnia.
Dulcis in fundo un altro grande assente: il principe azzurro. Biancaneve si salva da sola in barba ai fratelli Grimm, i quali scrissero: «Ma un bel giorno capitò nel bosco un principe e andò a pernottare nella casa dei nani. Vide la bara sul monte e la bella Biancaneve e lesse quel che era scritto a lettere d’oro. Allora disse ai nani: – Lasciatemi la bara; in compenso vi darò quel che volete -. Ma i nani risposero: – Non la cediamo per tutto l’oro del mondo. – Regalatemela, allora, – egli disse, – non posso vivere senza veder Biancaneve: voglio onorarla ed esaltarla come la cosa che mi è più cara al mondo -. A sentirlo, i buoni nani s’impietosirono e gli donarono la bara. Il principe ordinò ai suoi servi di portarla sulle spalle. Ora avvenne che essi inciamparono in uno sterpo e per la scossa quel pezzo di mela avvelenata, che Biancaneve aveva trangugiato, le usci dalla gola. E poco dopo ella apri gli occhi, sollevò il coperchio e si rizzò nella bara: era tornata in vita. – Ah Dio, dove sono? – gridò. Il principe disse, pieno a gioia: – Sei con me, – e le raccontò quel che era avvenuto, aggiungendo: – Ti amo sopra ogni cosa al mondo; vieni con me nel castello di mio padre, sarai la mia sposa -. Biancaneve acconsenti andò con lui, e furono ordinate le nozze con gran pompa e splendore».
Rispetto alla versione della Disney i due fratelli tedeschi non inserirono il famoso bacio che salva Biancaneve. Un bacio che comunque già in passato ha creato numerose critiche. “Biancaneve”, “La bella addormentata”, “Cenerentola” secondo i censori del pensiero inclusivo sarebbero state tutte vittime di stupro e body shaming.
Gli stravolgimenti in atto nei classici Disney, in gran parte ripresi dalle fiabe dei fratelli Grimm, sono esplicativi di una mancanza di idee. Di latitanza di originalità. Si cerca l’inclusione, l’inserimento di temi attuali senza però essere in grado di creare storie nuove. Perché non ha senso chiamare il film “Biancaneve” se l’attrice non rispecchia il nome della protagonista. Non si dovrebbe utilizzare questo titolo, famoso per esteso come “Biancaneve e i 7 nani” e togliere proprio i nani. Tanto varrebbe inventare di sana pianta una nuova storia, intitolarla “Caramello e i giocatori di basket” e non sfruttare la pubblicità che ne deriva appropinquandosi al classico ottocentesco ripreso dalla Disney.
Stesso discorso vale per la nuova “Sirenetta”, la nuova “Cenerentola” transgender e a quanto pare un reboot queer di “La bella e la bestia”. Per non parlare delle polemiche e delle censure nate intorno a “Dumbo”, “Gli aristogatti”, “Lilli e il vagabondo” e “Peter Pan”. Tutti rei di razzismo e sessismo.
Come sempre le buone intenzioni, se propinate obbligatoriamente e stravolgendo un qualcosa di innocente, rischiano di avere il risultato opposto.