World Press Photo 2023: torna a Roma il più famoso concorso di fotogiornalismo mondiale
Puntuale anche quest’anno come dal 1955 a questa parte, e ancora una volta a Palazzo delle Esposizioni, torna il World Press Photo, il concorso di fotogiornalismo più famoso del mondo.
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Dal 5 maggio fino al 4 giugno, nel piano superiore della struttura di Via Nazionale 194 a Roma, si potranno ammirare in anteprima nazionale le 120 foto finaliste della rassegna, tra le quali, ovviamente, le quattro vincitrici dell’edizione 2023, selezionate tra le 24 vincitrici regionali, a loro volta nominate dopo un’attenta opera di selezione messa in atto da una giuria di esperti internazionale a seguito di una scrematura effettuata partendo da ben 60.000 scatti e progetti fotografici provenienti da ogni angolo del pianeta e inviati da 3752 fotografi in rappresentanza di 127 Paesi.
La palma di foto dell’anno (in copertina) è andata all’ucraino Evgeniy Maloletka per la sua immagine straziante scattata il 9 marzo 2022 durante l’assedio di Mariupol in Ucraina: lo scatto ritrae una donna incinta trasportata in barella fuori dal reparto maternità di un ospedale danneggiato nel corso di un attacco aereo russo. La donna gravemente ferita è deceduta mezz’ora dopo aver dato alla luce il corpo senza vita di suo figlio. L’autore è riuscito a catturare la sofferenza umana causata dall’invasione russa dell’Ucraina in un’unica immagine.
Il presidente della giuria globale, il photo editor del New York Times e co-fondatore di Diversify Photo, Brent Lewis ha dichiarato: “Con il voto dato nel primo anniversario dall’inizio della guerra in Ucraina, la giuria ha premiato il potere di questa immagine e la storia che c’è dietro, così come le atrocità che mostra. La morte della donna incinta e di suo figlio riassume gran parte della guerra”.
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Ad aggiudicarsi il premio World Press Photo Story of the Year è stato Mads Nissen, fotografo danese, con la sua storia The Price of Peace in Afghanistan, realizzata per Politiken/Panos Pictures. Il lavoro, attraverso nove inquietanti ma bellissime foto, vuole ricordare le difficoltà quotidiane del popolo afghano che vive ora sotto il regime dei talebani in assenza di aiuti internazionali.
A conquistare il premio per il World Press Photo Long-Term Project Award, è stato Battered Waters della fotografa armena Anush Babajanyan, per VII Photo/National Geographic Society. Quattro paesi dell’Asia centrale Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan sono alle prese con la crisi climatica e con la mancanza di coordinamento nell’utilizzo delle risorse idriche che condividono. Il progetto mette in luce l’impatto della siccità e della gestione dell’acqua dopo la caduta dell’Unione Sovietica e mostra il potente spirito di resilienza delle popolazioni costrette ad adattarsi alla nuova realtà.
Il vincitore della categoria World Press Photo Open Format Award, dedicata a progetti che utilizzano diversi media (dal video, al documentario interattivo, alle foto disegnate), è il fotografo egiziano Mohamed Madhy. Attraverso il suo lavoro, Here, The doors don’t know me, l’autore narra, in modo inedito, la storia di una comunità di pescatori che sta scomparendo nel quartiere di Al Max ad Alessandria d’Egitto. Il lavoro è il risultato di una collaborazione con gli stessi protagonisti del progetto, strutturato a più livelli, che si compone di un approccio fotografico, di materiale d’archivio dei residenti, di lettere, disegni scritti a mano, video e suoni.
Infine, tra i vincitori regionali, si menzionano due fotografi italiani: il primo, Simone Tramonte, ha vinto nella categoria.
La mostra è ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography.
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Come ogni anno l’invito è sempre lo stesso: non lasciatevi sfuggire l’occasione di ammirare delle opere in grado di fornire una testimonianza unica sul divenire della storia e sui processi di mutazione della nostra società e del pianeta nel quale viviamo!