“Venere in pelliccia”: vittime e carnefici nel film di Roman Polański
Questa sera alle 21.15 Rai5 trasmetterà Venere in pelliccia il film di Roman Polański, tratto dalla commedia omonima di David Ives.
Nel cast Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric: Thomas, un regista di teatro, e Vanda, un’attrice, che iniziano a provare un’opera teatrale. Per convincere il regista a farsi assegnare la parte, Vanda lo coinvolge in un gioco di passioni proibite. Chi la spunterà tra i due?
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Venere in pelliccia (La Vénus à la fourrure) è l’opera che Polański ha presentato in concorso al Festival di Cannes 2013, ispirato all’omonimo testo teatrale di David Ives, co-sceneggiatore della pellicola, a sua volta basato sul celebre romanzo erotico Venere in pelliccia dello scrittore austriaco Leopold von Sacher-Masoch.
Sinossi
In un teatro di Parigi si sono appena concluse le audizioni per una pièce teatrale: un adattamento della Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch. Mentre Thomas, il regista/adattatore dell’opera è rimasto solo nel teatro, ormai convinto di non aver trovato l’attrice adatta a interpretare Vanda la protagonista della pièce, si presenta un’ultima donna che si chiama proprio come lei. Dopo molte insistenze, la donna riesce a ottenere un provino in extremis. I due iniziano dunque a provare il testo teatrale, con Thomas che interpreta provvisoriamente la parte del protagonista maschile Severin.
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Piano piano tra attrice e autore s’instaura un sottile legame che li porterà a confondersi con i personaggi e con lo spirito dello stesso von Sacher-Masoch e della sua Venere. Vanda inizia a inserire nella finzione scenica elementi della vita privata del regista, mettendolo via via di fronte ai suoi errori e alle sue colpe, prima tra tutte quelle di sentirsi superiore alle donne e di lasciarlo trasparire nella pièce che ha creato. Vanda spingerà l’uomo a lasciare per telefono la sua fidanzata e a un certo punto perfino a ribaltare completamente i ruoli: lui interpreterà Vanda e lei Severin, di fatto rovesciando il rapporto tra vittima e carnefice.
In questo strano e segreto scambio la violenza è sempre psicologica e non fisica (o lo è così poco). Così, può sembrare che il film non prenda mai veramente il via, ma in realtà lo fa ad ogni battuta, nel disordine che ravviva nell’uno o nell’altro attore-personaggio, inebriati dai loro ruoli in uno slancio schizofrenico e masochista. In un continuo susseguirsi di campi e controcampi, il teatro diventa quasi un palazzo di ghiaccio, un labirinto trasparente in cui Vanda e Thomas si perdono a poco a poco, si riflettono all’infinito in altrettante deformazioni di se stessi, si confondono in uno spazio in cui la scena, la sala e il backstage diventano arene per un gioco di dominazione in continua evoluzione.
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Attori e/o registi
In questo confuso duello tra Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric, ancora una volta, Polański mette in scena la sposa che lui stesso ha rivelato come attrice al cinema e messa in scena a teatro in Hedda Gabbler (un ruolo che Vanda ha anche interpretato). Mathieu Amalric, l’attore-regista che non si assume come attore nonostante la moltiplicazione dei ruoli, indossa il costume di un regista progressivamente diretto da un’attrice. L’ironia è pungente in questo cambiamento di ruoli che riproduce la fatalità di un percorso artistico condiviso tra posizioni dominanti e dominate. Inoltre, nei panni di Amalric, Thomas assomiglia a un giovane Polański. La manipolazione regna dunque padrona nella messa in scena di attori-marionette, vittime consenzienti sul palcoscenico come sul set del cinema, sovrapposti qui nello spazio di un teatro oscuro in cui Polański manovra i suoi bei giocattoli.
(Foto in copertina dai www.rai.it)