Oltre i pregiudizi e tabù, scopriamo le Checkmate, all-female band pronta a stupire il pubblico italiano
Direttamente da Milano arrivano le Checkmate, all-female band dedita a un alternative rock capace di ritagliarsi un discreto seguito nel circuito underground meneghino grazie principalmente a un’intensa attività live. E’ da poco uscito il nuovo singolo “Going Nowhere”, quindi, quale migliore occasione per scambiare una piacevolissima chiacchierata?
Ciao, ragazze, benvenute su The Walk Of Fame. Prima di entrare nel vivo nella nostra chiacchierata, volete presentarvi ai lettori del nostro giornale?
Ciao a tutti. La band è stata fondata nel 2012 a Pavia da Simona, la nostra chitarrista. La formazione è sempre stata tutta al femminile: negli anni si sono avvicendate diverse musiciste, fino ad arrivare, tre anni fa, alla line up attuale. Ci conoscevamo già tutte o quasi, alcune di noi andavano addirittura al liceo insieme e abbiamo sempre tutte frequentato la scena musicale underground della città (per quanto non vastissima). Abbiamo sempre avuto l’obiettivo comune di scrivere musica originale, e di portarla in giro il più possibile, non solo dalle nostre parti.
E’ da poco uscito il nuovo singolo “Going Nowhere”. Come lo descrivereste a chi ancora non ha avuto modo di ascoltarlo? Quanto c’è di autobiografico?
C’è sicuramente molto di autobiografico. La scrittura del testo è partita dal ricordo di luoghi realmente visitati e dalle sensazioni che hanno suscitato. Nelle strofe cerchiamo di evocare la maestosità delle cascate islandesi, il calore di una spiaggia africana o il senso di forza che trasmette la natura dell’Armenia. Ma il viaggio non è solo fisico: attraverso una chiave di lettura più introspettiva, la canzone può assumere anche un significato metaforico e personale, diverso per chiunque la ascolti.
Come si è sviluppato il processo di songwriting? Avevate in mente un’idea ben precisa oppure vi siete lasciate guidare dall’ispirazione?
La composizione del brano ha richiesto molto tempo e da quando la canzone è nata ha subito una serie di trasformazioni. La prima versione di “Going Nowhere” era molto diversa da ciò che sentite ora, e tra i brani su cui stavamo lavorando era sicuramente uno di quelli a cui ci sentivamo più legate e che rappresentava meglio il nostro percorso in quel momento. La costante in tutto il processo è stata la ricerca, con l’obiettivo di trovare soluzioni sonore che rendessero al meglio l’atmosfera che volevamo trasmettere.
Fin dal primo ascolto ciò che resta impresso è l’atmosfera connessa al brano. Quanto è importante per voi creare empatia e feeling con il pubblico?
E’ essenziale. Per noi, il senso dello scrivere musica è proprio quello di comunicare qualcosa a chi ci ascolta. Sicuramente, rispetto ad altri brani che abbiamo scritto, “Going Nowhere” è quello che più si presta a coinvolgere emotivamente. Finora, abbiamo ricevuto feedback molto positivi in questo senso, e la cosa ci ha fatto molto piacere e ci ha fatto pensare di avere raggiunto il nostro obiettivo.
Il vostro esordio discografico risale al 2013. Come è cresciuta la band in questo lasso di tempo?
Ci siamo sicuramente evolute, non solo per i cambi di formazione, ma anche per il modo di approcciare la scrittura e le performance. Ciò che ci ha fatto crescere sono state le esperienze, sia in studio che live. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare in studi di registrazione insieme ad amici e professionisti: ognuno di loro ci ha trasmesso qualcosa di cui abbiamo fatto tesoro. Anche il palco ci ha sempre insegnato molto. Quello che per noi è stato più importante è sicuramente il Dan Rock Zena, un festival all-female che si tiene ogni anno a Lubiana, Slovenia, nel quale abbiamo suonato insieme alle padrone di casa Hellcats e alla band serba Tri Kaplijce, in uno dei locali metal più importanti del Paese.
In questi anni avete portato avanti un’intensa attività live. Oltre all’esperienza sul palco, in che modo avete lavorato all’evoluzione del vostro sound? Come l’attività live si è riverberata sul vostro songwriting?
Nei primi anni di attività della band, il sound si rifaceva molto all’hard rock e al metal melodico degli anni ‘80. Con il tempo, abbiamo intrapreso un percorso di ricerca sonora che ha trovato la sua prima espressione in “Halfway”, aprendoci alle sonorità dell’alternative rock contemporaneo. Con questo brano nasce la nostra collaborazione con Marco Fabricci, grande amico e produttore, che ha abbracciato il nostro progetto e che ci ha dato una grossa mano ad ottenere il sound che stavamo cercando. E’ stata quindi la performance live a modificarsi sulla base delle nostre nuove esigenze sonore, tanto da portarci a riarrangiare alcuni dei brani precedentemente scritti per ottenere una scaletta più coerente e omogenea.
Il mondo della musica rock è spesso afflitto da pregiudizi e si, anche maschilismi. Vi sono mai capitate situazioni spiacevoli? Avete mai avuto la percezione di non avere le stesse possibilità dei vostri colleghi uomini?
Ci capita di ricevere commenti contraddittori: c’è chi ci dice che la nostra immagine non va bene, che dovremmo “svestirci” di più, e chi invece sostiene che se abbiamo un seguito è solo grazie all’immagine che portiamo, in quanto gruppo tutto femminile. Insomma, decidetevi. Noi cerchiamo in ogni caso di dar poco peso a questo tipo di commenti, di mostrarci come più ci piace mantenendo la nostra personalità e di farci conoscere più per quello che suoniamo che per come appariamo.
Lascio a voi le ultime parole famose per salutare i nostri lettori…
Grazie per averci dedicato questo spazio, speriamo di potervi vedere presto sotto al palco (avrete sicuramente tutto il tempo per imparare “Going Nowhere”). Intanto, potete trovarci su tutti i social e le piattaforme streaming. Stay safe stay home!