Victoria M. Shyller e la nuova frontiera delle saghe gotiche con il suo “Ash:l’incubo”
Ambientazioni cupe e misteriose, tipiche dei romanzi gotici ma con commistione di generi: questo e molto altro con “Ash:L’incubo” di Victoria M. Shyller, pseudonimo della giornalista Maria Grazia Porceddu. Figlia adottiva dello Sturm und Drang con un’affinità elettiva con tutto ciò che è profondamente gotico e decadente. è anche autrice della serie letteraria paranormal/gothic, “I misteri paranormali di Fedor Chestel e Delvin Fraser“. La storia è incentrata su un mistero la cui risoluzione non ricalca quello del giallo classico.
I due protagonisti non compiono una vera e propria indagine, quanto piuttosto un viaggio introspettivo sospeso tra realtà e dimensione onirica. Una serie di eventi tragici culmineranno in una escalation di morte e sangue, conducendoli a una verità che cambierà per sempre le loro vite. Il linguaggio è moderno, pur essendo un racconto ambientato nel passato. La scelta del periodo vittoriano è stata dettata dalle atmosfere suggestive e controverse del periodo storico. Con questo primo volume l’autrice inaugura più che una vera e propria saga, una sorta di fiction-letteraria a puntate. Quanto oltre si può spingere uno scrittore? Ne abbiamo parlato con Victoria M. Shyller.
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Da dove deriva la scelta di questo pseudonimo?
Victoria M. Shyller racchiude tutte le mi passioni. In realtà c’è molto più di una semplice passione: Victoria richiama l’epoca Vittoriana ma anche Victor, il nome del Dottor Frankenstein; la M è un riferimento sia al mio nome, Maria Grazia, che a Mary Shelley. Per quanto riguarda Shyller, l’enigma è già risolto poiché, per assonanza, vi è di nuovo il richiamo alla Shelley. Dunque si tratta di uno pseudonimo dai più riferimenti, anche di natura gotica se vogliamo.
Quindi potremmo affermare che il nome è la sintesi della tua personalità?
Assolutamente sì, è un nome che concentra perfettamente tutte le mie passioni e inclinazioni letterarie.
A proposito di letteratura, quali sono i romanzi formativi, di crescita, di Maria Grazia?
Premetto, sono una lettrice onnivora ma il mondo gotico si è aperto grazie al già citato Frankenstein di Mary Shelley, Dracula di Bram Stoker e a Il Vampiro di Polidori. Qui mi piacerebbe sottolineare come io sia partita dalla figura gotica del vampiro di John W. Polidori per poi abbracciare definitivamente la mia propensione verso questo genere così affascinante. Queste opere per me sono come una sorta di Bibbia, una fonte inesauribile di ispirazione.
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Ti andrebbe di raccontare qualcosa sul tuo nuovo romanzo “Ash: l’incubo: I misteri paranormali di Fedor Chestel e Delvin Fraser”?
Con molto piacere. “Ash: l’incubo” è il primo capitolo di una serie letteraria a puntate. Ho concepito questo racconto a più racconti come una sorta di Penny Dreadful, i racconti horror gotici a puntate che venivano pubblicati sui giornali periodicamente e fruibili dalla classe media in quanto veloci e divertenti. “Ash” è stato scritto dieci anni fa e lasciato nel famoso cassetto fino alla pubblicazione de “Il mistero di Ash”. Dopodiché è uscito “L’incubo” al seguito del quale mi sono fermata perché avevo bisogno di dare un battesimo a questo lavoro.
Mi sono rivolta ad un editor e abbiamo lavorato in tandem per due intensi mesi e abbiamo dato vita ad “Ash: L’incubo” che racconta la storia di due investigatori del paranormale, Fedor Chestel e Delvin Fraser, che si trovano catapultati in un villaggio dove ci sono degli accadimenti tragici: muoiono delle bambine in circostanze misteriose e nessuno sa come questo accada. I due investigatori, dopo l’ennesimo ritrovamento si rendono conto che i crimini siano fatti per mano di un uomo e non di un animale.
Da questo momento in poi saranno gli indizi a cercare Chestel e Fraser in una sorta di caccia del gatto con il topo. Ci sarà una svolta che però farà emergere un passato che cambierà le vite dei due protagonisti: da un lato c’è Fedor che troverà un passato da lui ignorato e che busserà alla porta del suo destino, dall’altro c’è Delvin che ritroverà una parte del suo passato, già vissuto, che lo catapulterà nel vortice della sete di vendetta: un male che lo divora. Cosa accadrà? Lo scopriremo di certo nei prossimi capitoli…
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È molto interessante scoprire un genere che scardina quelle che sono le regole di scrittura tradizionali ma, secondo te, è un rischio proporre al mercato editoriale attuale uno stile così rivoluzionario?
Innanzitutto ti ringrazio per il termine rivoluzionario perché mi piace molto ed è proprio quello che voglio trasmettere ai lettori. Sì, penso che sia rischioso ma io amo rischiare e sfidare gli stereotipi. “Ash” non è un giallo, anche se ne presenta alcuni elementi, è un thriller poiché c’è pathos e tensione, è un gotico per le atmosfere e l’horror è più dimesso rispetto a quello che verrà più avanti. Spero di aver inquietato; chi scrive gotico deve emozionare e in questo caso emozionare significa inquietare e lasciare ansia nel lettore. Per me è una sfida perché mi piace sia la condivisione con i lettori che apprezzano lo stile e sia la critica costruttiva da parte dei puristi che storcono il naso di fronte a questa contaminazione letteraria.
Ci sono dei progetti che bollono in pentola?
Certamente, sto scrivendo “Ash: La rivelazione” e sto lavorando ad un romanzo mitologico, altra mia passione, incentrato sulla figura di Achille. Poi, c’è un noir a quattro mani prossimo alla pubblicazione ambientando nell’Irlanda del 1300. Ultimo ma non ultimo, ci tengo a ringraziarti perché le tue domande mi hanno permesso di parlare di argomenti ancora non trattati e da scoprire insieme ai lettori.