Limite Acque Sicure, la band presenta l’album di debutto: l’intervista
Minotauro Records pubblica il disco d’esordio del sestetto ferrarese. Prog-rock narrativo e policromo, un concept sul cambiamento con una appassionata rilettura del ‘Giardino del Mago’ del Banco. Una grande storia progressive: debuttano i Limite Acque Sicure!
Nati nel 2005, strutturati in quintetto dal 2009 e nella formazione definitiva a sestetto nel 2016, i membri della band di Ferrara hanno provenienze e orizzonti diversi, dal metal alla fusion, dalla classica al rock, ma proprio questo è il segreto della loro formula. “Il gruppo è un’area di confronto, le diverse esperienze musicali rappresentano una preziosa risorsa alla quale abbiamo continuamente attinto. I brani rappresentano la sintesi o meglio la possibilità di coabitazione sotto lo stesso tetto. Nessuno di noi ha rinunciato alle personali tendenze e
sensibilità, che probabilmente sono individuabili senza troppe difficoltà da un ascoltatore attento”.
Limite Acque Sicure:
Andrea Chendi (voce), Ambra Bianchi (flauto, voce e arpa), Antonello Giovannelli (tastiere), Luca Trabanelli (chitarre), Paolo Bolognesi (batteria), Francesco Gigante (basso)
Limite Acque Sicure tracklist:
1- Sogno d’Oriente (12’48”)
2- Terra straniera (7’53”)
3- Il respiro dell’anima (8’25”)
4- Antico mare (8’02”)
5- Fiamme intorno (10’48”)
6- Il giardino del mago (15’51”, Banco del Mutuo Soccorso)
7- Ti salverà (2’11”)
Limite Acque Sicure è il vostro atteso album d’esordio, tuttavia siete attivi da tempo come cover band, principalmente del Banco. Cosa vi ha spinto a cimentarvi con brani inediti?
Siamo attivi dal 2005, il nostro primo concerto risale all’Aprile del 2007, in un noto locale di Forlì. Non ci siamo mai sentiti una “cover band”, in quanto è vero che abbiamo eseguito essenzialmente il repertorio del Banco del Mutuo Soccorso, ma senza mai la volontà di apparire come una copia degli originali. Operazione priva di senso e destinata all’insuccesso. Abbiamo piuttosto cercato di interpretare i brani con la nostra personale sensibilità musicale, anche attraverso un lavoro di costruzione di una sintesi tra diverse versioni per restituire dal vivo quello che secondo noi è il messaggio musicale più autentico di ciascun brano.
L’amore per il Banco dura ancora, visto che l’album include una rivisitazione del Giardino del Mago: con quale spirito avete affrontato un classico del prog italiano, e direi internazionale?
È stata una grande soddisfazione ed un grande onore eseguire la musica del Banco, che è stata da stimolo anche in questo nostro, chiamiamolo così, passaggio evolutivo verso un impegno in prima persona, con una proposta musicale originale. Il giardino del mago è uno dei brani più significativi di tutta la storia del progressive, e uno dei più sfidanti dal punto di vista esecutivo. Non solo e non tanto dal punto di vista tecnico, ma soprattutto di interpretazione, di atmosfera. Abbiamo cercato di esaltare il senso di attesa, di mistero, di smarrimento che pervade e caratterizza tutto il brano, affrontando le difficoltà, anche di esecuzione dal vivo, con tutta la cautela ed il rispetto che è doveroso ed inevitabile riservare alle grandi opere d’arte.
A proposito di progressive, che è il vostro mondo, che tipo di interpretazione offrite al genere?
Quello che il gruppo ha assorbito dal mondo del progressive, e che crediamo possa sintetizzare la caratteristica del nostro approccio con la musica, è l’imprevedibilità, il rifiuto del banale. Che non significa automaticamente dover ricercare soluzioni artificiose o inutilmente complicate per il solo gusto di apparire originali; significa piuttosto raccontare storie che abbiano significati concreti e forti, nelle quali ciascuno possa ritrovare elementi della propria esperienza, veicolati da soluzioni musicali alle quali non abbiamo imposto vincoli né modelli. Non abbiamo mai ricercato la difficoltà esecutiva fine a sé stessa, cercando di esporre idee complesse in modo semplice piuttosto che esporre in modo complicato delle idee banali. Come da tradizione italiana, attribuiamo una grande importanza alla melodia ed ai testi, ma come conseguenza naturale e spontanea delle nostre personali sensibilità musicali, non come canone progettuale imposto a prescindere.
Siete anche degli ascoltatori: secondo voi qual è lo stato di salute del nostro progressive oggi?
Ci capita spesso di confrontarci tra noi su questo tema. Il Progressive “d’epoca” ci sembra godere di ottima salute, anche in considerazione della quantità e qualità della produzione musicale degli anni ’70, che da sola basterebbe a riempire la vita di un ascoltatore. Non sembra sensato guardare al progressive di oggi con lo stesso sguardo e con le stesse aspettative: non è più il tempo di maghi e folletti, di fate e paesaggi incantati. Il progressive, se vogliamo usare questo termine, ci sembra stia correndo il rischio di tradire lo spirito originario di libertà dagli schemi che ha rappresentato la sua cifra caratteristica e la sua fortuna artistica. Nessuno, all’epoca, era consapevole di scrivere musica progressive (tanto è vero che questo aggettivo è stato applicato a posteriori)… oggi, paradossalmente, si vuole scrivere “musica progressive” come dato di partenza, imponendo proprio per questo dei vincoli alla creatività. Per fortuna le eccellenze ci sono: diversi gruppi, anche di non giovanissimi, riescono a coniugare preparazione tecnica con profondità di messaggio, proponendo lavori di assoluto rilievo. È un pubblico, quello del progressive, che, per quanto sempre più di nicchia, è costituito di ascoltatori ben preparati e sempre in grado di riconoscere e di apprezzare la buona musica. E questo è di grande conforto.
Una peculiarità della band è la differente estrazione dei singoli membri: il gruppo è un’area di scontro o di dialogo?
È un’area di confronto. Le diverse esperienze musicali rappresentano una preziosa risorsa alla quale abbiamo continuamente attinto. I brani del CD rappresentano la sintesi o meglio la possibilità di coabitazione sotto lo stesso tetto. Nessuno di noi ha rinunciato alle personali tendenze e sensibilità, che probabilmente sono individuabili senza troppe difficoltà da un ascoltatore attento.
Limite Acque Sicure, a partire dal nome e dalla copertina, evoca rotte antiche e viaggi: è un concept album?
Limite Acque Sicure è un concept a partire dal nome del gruppo. Se ci pensiamo bene, tutta la nostra vita è un susseguirsi di scelte, di decisioni, di impegni, che ogni volta ci costringono a calcolare il rischio, a non sporgersi troppo… insomma, siamo sempre con un piede su una linea di confine psicologico, indecisi se superarlo o meno. Ecco, il nostro approccio, il nostro concept, è di andare oltre quel limite, di mettere alla prova le nostre capacità, di andare oltre l’orizzonte della comfort zone. L’album, al quale abbiamo dato lo stesso nome del gruppo, è un concept “di fatto”, nel senso che non è il risultato di un progetto, ma la meta di un percorso che alla fine ci ha portato lì. Più o meno inconsapevolmente. E questo è ancora più bello, perché spontaneo. Evidentemente, dentro di noi risuonava questo richiamo ad un
concetto che, più che di viaggio, è in generale di evoluzione, di cambiamento. Cambiamento della consapevolezza di sé stessi (ad esempio in Fiamme intorno), della percezione del rapporto con il proprio mondo (Terra straniera), a volte anche della posizione geografica, cioè del viaggio vero e proprio (Sogno d’Oriente), quale esito della necessità di soddisfare i bisogni fondamentali della propria vita, bisogni che ci accomunano e che possono mutare anche in modo repentino e drammatico. Il concetto di evoluzione si estende anche a livello di civiltà (Antico mare, che poi ha ispirato la copertina). Un altro tipo di viaggio che abbiamo voluto raccontare (Il respiro dell’anima) è quello nel sentimento umano, in particolare quello di una madre per i propri figli, percorso faticoso, sempre “oltre il limite”. Come sintesi del concept, come atteggiamento virtuoso da mantenere nei passaggi, nelle evoluzioni della nostra vita e del nostro essere, abbiamo voluto proporre l’inseguimento di un ideale, di una “stella” che ci guidi (Ti salverà).
Limite Acque Sicure è solo un’operazione di studio o la band è pronta per dei concerti?
L’album è stato parzialmente composto ed interamente registrato durante il triste periodo del Covid, con tutte le difficoltà facilmente immaginabili. L’impossibilità di suonare dal vivo ci ha certamente stimolato a portare avanti il lavoro di studio, ma ora è il momento di tornare in pubblico a far ascoltare la nostra musica.