Del Vecchio: “Ecco le mie canzoni, compagne fidate”
“Le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Se volete sapere la mia, delle canzoni, delle vostre canzoni, vi potete fidare”. Si sente, a un certo punto, sulle frequenze di Radio Freccia. E tanto basta a restituire una dimensione alla musica che accompagna ciascuno di noi, passo dopo passo.
Tanto meglio, se le canzoni che non tradiscono sono brani inediti, che hanno affiancato la tua crescita e il tuo percorso artistico. Questa, forse, la premessa di fondo per “Finalmente me”, il nuovo lavoro discografico del cantautore aquilano Diego Del Vecchio.
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Sette inediti e sette nuovi arrangiamenti di brani dal primo cd “La prossima fermata”. Un lavoro che si propone come pietra miliare dopo anni di concerti e scalette ricche di omaggi a grandi cantautori e interpreti italiani. Brani di denuncia sociale come “La ballata della vergogna” o “Il coraggio di un’idea”, fino a “Spezza le catene”, si alternano a memorie storiche come “Ho visto” e “Nove giovinetti”. Ma c’è spazio anche per una dimensione intima con “Mare e grano” e “Sogna”, le canzoni dedicate ai due figli. Oppure “Canzone per il chitarrista” alla memoria di Dennis Zuccon.
“Sono felice di questo risultato raggiunto”, commenta Del Vecchio, “e mi sembra doveroso ringraziare chi ha reso possibile tutto questo, credendo nel progetto e dimostrando tanta fiducia, amicizia e passione per la musica e l’arte in generale: Wolfango De Amicis, Giuseppe Graziosi, Marco Reato, Mauro Scopano, Alessandro Santilli, Manuel De Libero, Lorenzo Tursini, Daniele Pitone, Francesco Maria Narducci”.
Del Vecchio, “Finamente me” contiene senza dubbio tanti riferimenti personali, ma sembra più un ritratto che viene fuori dalle sue visioni che un racconto autoreferenziale di vita vissuta
L’espressione “Finalmente me” rappresenta effettivamente un riconoscimento al percorso discografico che ho voluto portare avanti, anche grazie a questi nuovi inediti, stati scritti a quattro mani con il poeta aquilano Ugo Capezzali che li ha “colorati di magia” onorando, come è giusto che sia, la memoria di personaggi come Peppino Impastato, i “nove martiri aquilani” e Willy Montero Duarte, ucciso dal branco a soli 20 anni. Gli arrangiamenti sono stati curati dal giovane musicista aquilano Leonardo Furore in collaborazione con Federico Rombai, Ruben Doda e Luca Farroni. I vecchi brani sono riproposti con una veste nuova, più fresca e accattivante grazie al lavoro del giovane arrangiatore nonché chitarrista aquilano Luca Bottone.
La collaborazione con Capezzali si sente anche nella metrica della canzone di esordio. Il suo background musicale è ben diverso, ma l’arrangiamento avvicina gli stili
Per “La ballata della vergogna”, che racconta la tragedia di Colleferro, abbiamo cercato una ritmica forte per rendere il tributo a questo ragazzo di 20 anni ucciso durante un pestaggio nel tentativo di difendere un amico in difficoltà. Questa canzone rappresenta il nostro omaggio al sacrificio di Willy.
“Canzone per il chitarrista” rappresenta forse uno dei brani più riusciti, nella sequenza strofa-ritornello. Non è difficile riconoscere il ricordo di Dennis Zuccon.
Ho iniziato a suonare con lui sin dai tempi delle scuole, quando organizzavamo in concerti nel cortile di Ragioneria. E siamo sempre rimasti in contatto, collaborando anche a distanza. Quando è andato via, stava lavorando ad alcuni miei arrangiamenti che, però, sono rimasti dentro al suo computer. Ho chiesto un assolo all’altezza del suo talento.
E poi l’omaggio ai bambini, a partire da “Sogna”
Parliamo di una canzone nella quale in tanti si ritrovano e che molti cantano ai propri figli.
Tra i brani con riferimenti storici, “Ho visto” tira in ballo i campi di concentramento così come l’influenza di Guccini, mentre in altri brani si sente il carisma di De André e De Gregori
“Ho visto” parla dei campi di concentramento, ma anche di come alcuni gerarchi nazisti sono riusciti a farla franca, forse anche con la complicità di parte del Vaticano. A questo mi riferisco quando canto: “Protetti dalle croci”.
Parliamo anche dei “Nove giovinetti”, il brano in cui i Nove martiri aquilani, trucidati dai nazisti non sono soltanto inquadrati da una prospettiva storica, ma dalla visuale dei loro sogni spezzati
Ho voluto immaginare la tragedia vista dalla loro prospettiva di giovani a cui è stata negata la vita. Sono stati uccisi forse in maniera brutale, forse costretti anche a scavarsi la fossa. E, soprattutto, non hanno potuto vivere sogni, speranze e amori.