Simón Bolívar, la liberazione del sud America passò da Monte Sacro a Roma
Simón Bolívar, il generale e rivoluzionario venezuelano che visse a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, passò un ferragosto che in pochi conoscono.
Nel 1805, durante un soggiorno in Europa, decise di venire a Roma con il suo fidato amico Rodríguez. In questa occasione percorse la via Nomentana arrivando nei pressi delle attuali piazza Sempione e piazza Menenio Agrippa.
Proprio Agrippa, politico romano del V secolo a.C., passò alla storia per la mediazione durante le lotte tra patrizi e plebei. In quell’occasione, sul Monte Sacro (dove oggi sorge uno dei centri nevralgici dell’omonimo quartiere della Capitale), recitò il suo apologo cercando di spiegare al popolo che la plebe e il senato erano in realtà dipendenti l’uno dall’altro. E la convivenza, nonché il reciproco supporto, avrebbero giovato al bene dell’Urbe. Lo fece partendo da una metafora riguardante il corpo umano.
«Una volta, le membra dell’uomo ritenendo lo stomaco ozioso discostarono da lui e disposero che le mani non portassero cibo alla bocca né che la bocca dovesse accettarlo né che i denti dovessero masticare. Ma, nel momento in cui intesero di dominare lo stomaco, pure esse stesse soffrirono e l’intero corpo giunse a un deperimento estremo, di qui, si palesò che il compito dello stomaco non è affatto essere nullafacente, ma, dopo avere accolto i cibi, di redistribuirli in virtù di tutte le membra. E esse ritornarono in amicizia con lui. Così, il senato e il popolo romano in quanto sono un unico corpo, con la discordia periscono con la concordia gioiscono».
Il discorso, tenuto nel 494 a.C., ebbe esito positivo. La plebe decise di porre fine alla rivolta, tornò in città e riprese le sue quotidiane attività. Da quel fatto i plebei ottennero l’istituzione di tribuni ed edili che li rappresentassero, nonché la possibilità di riunirsi in un’assemblea che facesse eleggere i loro rappresentanti.
Ispirato da questo avvenimento storico, trovandosi sul presunto medesimo luogo (alcuni sostengono che la rivolta plebea avvenne sull’Aventino), Simón Bolívar salì sul Monte Sacro e giurò di liberare la sua Patria e tutto il sud America dal dominio spagnolo.
“Juro delante de usted, juro por el Dios de nos padres, juro por ellos, juro por mi honor y juro por mi Patria, que no darè descanso a mi brazo ni reposo a mi alma hasta que haye roto la cadenas que nos oprimen por voluntad del poder Espanol “.
“Giuro davanti a Voi, giuro sul Dio dei nostri padri, giuro su loro, giuro sul mio onore e giuro sulla mia Patria che non darò riposo al mio braccio né riposo alla mia anima fino a che non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo”.
Tornò poi nella sua terra e con oltre 20 anni di guerre riuscì infine a liberare il Venezuela, la Colombia e altri territori sudamericani. Il Libertador divenne così simbolo della libertà dell’America Latina, del sangue che trionfa sull’oro. Tutto partendo da un giuramento ispirato alla storia dell’Urbe.
Oggi su quel monte un parco porta il suo nome e vi è posto un busto che ne celebra le gesta. All’inaugurazione del 2005 era presente anche il Presidente venezuelano Hugo Chavez. Mentre già negli anni ’30 il governo Fascista decise di ricordare la sua figura affiggendo una lapide sulla facciata della scuola Don Bosco di piazza Monte Baldo, sempre nello stesso quartiere.