Michelangelo e la Cappella Sistina: al MAG i disegni preparatori del celebre capolavoro
Dal 6 agosto al 23 ottobre 2022, il Museo Alto Garda (MAG) ospita la mostra “Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi di Casa Buonarroti”, prodotta e organizzata dal MAG e da MetaMorfosi in collaborazione con Casa Buonarroti di Firenze e il patrocinio della Provincia Autonoma di Trento.
Un viaggio tra i disegni preparatori della Cappella Sistina
Che sia per la prima o per la centesima volta, varcare la soglia della Cappella Sistina genera un moto di stupore e meraviglia. La domanda che tutti si pongono è: come avrà fatto un sol uomo ad affrescare un simile capolavoro? La mostra “Michelangelo e la Cappella Sistina nei disegni autografi di Casa Buonarroti” si propone di rispondere al quesito millenario con un affascinante viaggio tra i disegni preparatori della titanica impresa vaticana.
Nello specifico un’accurata selezione di bozzetti autografi provenienti direttamente da Casa Buonarroti racconta il processo creativo di Michelangelo, che si è esplicato in due momenti distinti. La prima fase, collocabile tra il 1508 e il 1512, che ha visto l’artista cimentarsi nella straordinaria decorazione della Volta; la seconda fase, situata tra il 1535 e il 1541, che ha assistito alla nascita del grandioso affresco del Giudizio Universale sulla parete dietro l’altare della Cappella.
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Un capolavoro cresciuto insieme a Michelangelo
Papa Giulio II commissionò a Michelangelo la realizzazione degli affreschi della Volta nel 1508, quando l’artista aveva 33 anni. Si trattava di un’impresa titanica, considerata la vastità dell’area da affrescare (quasi 500 metri quadrati), ma il Buonarroti non si perse d’animo; senza altri aiuti, dipinse incessantemente per mesi disteso su ponteggi, consumando i pasti direttamente sotto la Volta. Un lavoro massacrante che durò fino al 1512, e che portò alla realizzazione di una composizione strabiliante: nove episodi della Genesi e altri eventi dell’Antico Testamento.
La genesi del Giudizio Universale, che campeggia dietro l’altare della Cappella Sistina, vede invece succedersi due papi diversi. Clemente VII contattò nel 1535 l’artista, ormai sessant’enne, per commissionargli l’opera, ma morì prima dell’avvio dei lavori. Fortunatamente il suo successore, Paolo III Farnese, confermò l’incarico, così Michelangelo poté dare inizio al sontuoso affresco che venne portato a termine nel 1541.
Una composizione moderna che ricalca a pieno gli ideali del Rinascimento: secondo la visione antropocentrica Cristo Giudice è rappresentato al centro con il braccio alzato, nell’atto di emettere il Verdetto Finale. Intorno a Lui oltre quattrocento figure, tra anime beate e anime dannate attendono la loro sorte. Un altro capolavoro che sottolinea la maturità artistica di Michelangelo in tutta la sua potenza espressiva.
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L’allestimento della mostra
Nella prima sezione dell’esposizione si trovano i disegni su carta utilizzati da Michelangelo per realizzare i cartoni preparatori degli affreschi della Volta: studi di singole parti anatomiche e figure nelle posizioni più varie, tra i quali spiccano i due fogli con la Cacciata dal Paradiso terrestre.
La seconda sezione della mostra condurrà invece lo spettatore “dietro le quinte” del Giudizio Universale per scoprire come fu concepito e realizzato il grandioso affresco. Tra gli altri spiccano studi d’insieme, bozzetti di singole figure, passando attraverso modifiche e versioni successive che testimoniano il perfezionismo e i ripensamenti dell’eccelso Maestro.
A conclusione del percorso espositivo, molteplici copie dei personaggi del Giudizio Universale dimostrano come l’opera sia diventata rapidamente paradigma di riferimento per le generazioni successive, mentre dieci preziose incisioni a bulino realizzate dal mantovano Giorgio Ghisi testimoniano l’ammirazione suscitata da Michelangelo anche tra i suoi contemporanei.
Il fiore all’occhiello di questa sezione finale è rappresentato da un’incisione di Francesco Barbazza su disegno di Francesco Panini, figlio del celebre vedutista romano Gian Paolo, che mostra al pubblico come appariva la Cappella Sistina nel 1766.
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L’intento dei curatori della mostra
Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e curata da Cristina Acidini e Alessandro Cecchi – rispettivamente Presidente e Direttore della Fondazione Casa Buonarroti – la mostra inaugura un piano pluriennale di esposizioni di ampio respiro in grado di catturare l’attenzione sia delle comunità locali, sia dei turisti italiani e stranieri che frequentano il lago di Garda.
Qual è tuttavia il legame tra il Buonarroti e Riva del Garda? Accorre in aiuto una dichiarazione di Vittorio Sgarbi: “Portare le opere di Michelangelo sul lago di Garda potrebbe sembrare un azzardo se non fosse per l’esistenza di due esperienze michelangiolesche, una critica e l’altra letteraria, proprio sul lago. Non sorprenderà, infatti, osservare che, nella villa Cargnacco di Gardone di Riviera, vissero prima Henry Thode. che arricchì quel luogo di una vasta biblioteca; poi Gabriele D’Annunzio. Per entrambi Michelangelo fu un ideale e una presenza decisiva. Thode scrisse importanti volumi su Michelangelo; D’Annunzio considera il grande artista suo reale “genitore”, “parente”. Inoltre, il riferimento alla Cappella Sistina è presente in numerose riproduzioni fotografiche nella Officina della Prioria, lo studio di D’Annunzio”.
Un artista a tutto tondo, quindi, in grado non soltanto di influenzare il corso dell’arte moderna, ma anche quello della letteratura e della cultura in generale.
Per prenotazioni e ulteriori informazioni sulla mostra è possibile collegarsi al sito web www.museoaltogarda.it
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