Letture in viaggio: Joël Dicker, “Il caso Alaska Sanders” chiude la trilogia iniziata con Harry Quebert
Il 22 maggio è uscito l’ultimo atteso libro di Joël Dicker che chiude la trilogia iniziata con il romanzo che lo ha reso famoso: “La verità sul caso Harry Quebert”. L’ultima fatica dello scrittore svizzero è “Il caso Alaska Sanders”.
Ambientate nel New Hampshire le oltre 600 pagine girano intorno ad un errore giudiziario di 11 anni prima. La morte della giovane Alaska Sanders e l’arresto dell’ex ragazzo e di un suo amico. Nessun testimone, un apparente suicidio nella sala interrogatori e un poliziotto morto. Nulla è come sembra.
Lo scrittore Marcus Goldman (alter ego di Dicker) torna ad essere protagonista insieme al sergente Perry Gahalowood, conosciuto nel primo libro della trilogia e con il quale condusse l’indagine che portò alla cattura dell’assassino di Nora Kellergan. Anche in quel caso inizialmente fu arrestato l’uomo sbagliato. Sebbene non per 11 anni.
Questa volta l’enfant prodige della letteratura americana (come viene dipinto dallo scrittore svizzero) girerà in lungo e largo tra gli Stati americani, arrivando in Canada, per ritrovare il suo vecchio professore, nonché amico, Harry Quebert, misteriosamente scomparso dopo essere stato scarcerato grazie all’aiuto dello stesso Goldman. I messaggi in codice lasciati dal personaggio interpretato da Patrick Dempsey nella serie tv ispirata al libro, sono paralleli allo svolgersi della trama, creando ulteriore suspance nel lettore.
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Passioni passeggere, ritorni di fiamma e amori di una vita fanno da contorno alla vicenda. Il tutto condito da tradimenti, altri omicidi che vengono a galla, scheletri nell’armadio che sconvolgono la tranquillità delle cittadine. C’è tutto quello che può richiamare l’ambientazione de “La verità sul caso Harry Quebert”.
La lettura scorre facilmente. Come tipico dei romanzi di Dicker che cerca sempre di legare il lettore alla trama. La fine di ogni capitolo fa venire voglia di leggere ancora per sapere cosa significa quanto appena scoperto.
Essendo l’ultimo capitolo della trilogia è abbastanza consigliata la lettura sia del romanzo su Quebert che “Il libro dei Baltimore”. In particolare quest’ultimo serve per capire la psicologia del protagonista, il suo rapporto con l’idea di famiglia, con l’amore della sua vita. Ma anche e soprattutto la voglia di ricerca della verità di Marcus Goldman.
Il giovane scrittore, con una spiccata propensione alla risoluzione di casi irrisolti, sfrutta anche questa volta la sua notorietà per interrogare e venire a conoscenza di particolari che per altri sono stati di poco conto. E finirà anche questa volta per scrivere un romanzo che altro non è quello che sta leggendo il lettore. Una sorta di meta-romanzo. Altro elemento identificativo dello stile dickeriano che si ritrova anche in libri come “L’enigma della camera 622”.
Un libro che è in tutto e per tutto di Joël Dicker. Lo scrittore svizzero infatti non rinuncia per nulla al suo stile. Descrizioni particolareggiate, elementi fondamentali per la risoluzione dell’enigma dalla prima all’ultima pagina, continui ribaltamenti. Tutto per tenere incollato il lettore alle sue pagine. Pagine che questa volta hanno una conclusione sicuramente meno fantasiosa (per non dire assurda) di altre.