Ghost Horse, uscito il nuovo disco “Il bene comune”
“Il Bene Comune” è il nuovo album del collettivo avant-jazz Ghost Horse, in uscita in CD e vinile oggi 3 giugno 2022 per HORA Records. Sviluppata nel corso dell’inverno 2020-2021, durante il secondo lockdown, attraverso comunicazioni virtuali e incontri faccia a faccia, la struttura alla base della musica de Il Bene Comune si basa sulla familiarità rispetto a moduli elementari, oltre che su motivi improntati alla reiterazione. Questa semplicità offre la possibilità di una spiccata libertà individuale per ogni membro del sestetto, gravitante fra Toscana e Umbria, composto da Dan Kinzelman (sassofoni, clarinetto basso), Filippo Vignato (trombone), Glauco Benedetti (tuba, eufonio, tromba tascabile, flicorno), Gabrio Baldacci (chitarra baritono), Joe Rehmer (basso) e Stefano Tamborrino (batteria). Eppure, questa libertà va esercitata con responsabilità, così da poter conservare l’equilibrio dell’organismo più ampio, evitando in tal modo il collasso totale o la perdita del significato fondamentale. Le azioni individuali, intraprese senza la dovuta attenzione e senza la considerazione del bene pubblico, del bene comune per l’appunto, possono produrre conseguenze impreviste, difficili da anticipare e gestire.
Ghost Horse propone una miscela di jazz e sperimentazione, creatività e improvvisazione che, a livello puramente inconscio, potrebbe rapire senza via di ritorno gli appassionati di Fire! e Fire! Orchestra, di Sons Of Kemet, Art Ensemble of Chicago o Makaya McCraven. A detta dei diretti interessati: “Il jazz per noi è un approccio, non è né un genere specifico né uno stile. Ci interessa mettere in dialogo fra loro linguaggi e culture musicali differenti, lasciando ampio spazio al rischio e all’imprevedibilità. Ci sentiamo uniti dalla volontà di esplorare soluzioni musicali atipiche e poco accomodanti, cercando di mettere in discussione i ruoli tradizionali dei vari elementi in gioco, sia che si tratti del ruolo dei musicisti o degli strumenti all’interno dell’organico specifico, sia che si tratti dell’utilizzo e del montaggio di varie influenze o usanze sonore“.
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Ghost Horse è l’espansione sotto forma di sestetto di Hobby Horse, trio costituito da Kinzelman, Rehmer e Tamborrino, che nell’ultimo decennio si è inserito all’interno di un rinnovamento creativo della scena jazz italiana e ha ricevuto riconoscimenti a livello mondiale. L’approccio sorprendentemente originale degli Hobby Horse alla manipolazione e alla ricombinazione dei linguaggi sonori è emerso con particolare enfasi dagli album Helm e Goodnight Moon, pubblicati da Rous Records. “Rispetto a Hobby Horse, Ghost Horse tende verso il minimalismo, il groove, la ripetitività dei pattern. Si fonda su un movimento di gruppo, incalzante e ipnotico. Ci sono ampi spazi di libertà individuale, ma questi spazi sono possibili grazie alla definizione del lavoro d’insieme, non a caso quasi privo di assolo, che si regge sulla nostra capacità di integrarci nel suono complesso di un rituale collettivo“.
A partire da un ricco humus di poliritmie latine e africane, Ghost Horse tesse un ecosistema misterioso che digerisce, scompone e riassembla elementi di free jazz, hip hop, blues e loop music. Il risultato è affascinante, ma velatamente minaccioso: qualcosa che pulsa e respira con le forze viscerali della natura che riprende possesso di setting abbandonati. Il Bene Comune è il secondo album di studio dei Ghost Horse e fa seguito al disco d’esordio Trojan del 2019, apprezzato sopratutto in Italia e negli Stati Uniti. Nell’estate del 2021 i Ghost Horse hanno inoltre intrapreso un progetto collaborativo assieme al duo hip hop americano Kill The Vultures, che è sfociato in alcuni concerti, per esempio all’Hana-Bi e al Dancity Festival. Sempre al 2021 risale Live at Area Sismica, testimonianza dell’ultimo concerto dei Ghost Horse prima della pandemia.
Il titolo Il Bene Comune è ineffabile e ambiguo. Partecipare ad azioni collettive mosse da questo desiderio può essere tra le esperienze più gratificanti a nostra disposizione come esseri umani, ma la stessa malleabilità del termine lo rende uno strumento potente, se non pericoloso, utilizzabile da persone fantasiose o ambiziose per portare avanti i propri piani. Chi è in grado di offrire una visione accattivante del bene comune, inclusi i governi, i leader, gli influencer e i media, può addirittura spostare la direzione delle idee di massa, in modo tale da trasformare in maniera radicale comportamenti accettabili in tabù, e viceversa.
“Trojan partiva da un immaginario più oscuro, minaccioso e apocalittico. Nonostante la frustrazione e il desiderio di denuncia sociale veicolate dalle prime tracce in scaletta, lo sviluppo narrativo de Il Bene Comune compie invece un viaggio verso un mondo più luminoso, che evolve verso un fatalismo alleggerito dai risvolti positivi del medesimo processo: pace e serenità“. L’album si apre infatti con l’energia furiosa di Fulfillment Center e il coinvolgente impeto percussivo di Idea, estratti come singoli, per poi navigare gradualmente verso acque più calme, passando attraverso il gemito surreale di Stand Stan e l’arrochito finale di Warsaw, fino a quando non veniamo trascinati nel loop dell’omonima traccia conclusiva, una sorta di frattale musicale, composto da innumerevoli strati dello stesso input generativo suonati a tempo variabile da ciascuno strumento. Qui ogni voce trova metaforicamente il suo posto nel coro: i fuochi delle ambizioni personali sono finalmente spenti nella quieta accettazione dell’unione definitiva.
Foto di Matteo Mangherini.