Intervista a Sergio Colangeli, “forse del pensiero” in poesia
Il tiburtino Sergio Colangeli ha da poco pubblicato la sua prima raccolta di poesie dal titolo “forse del pensiero” per Daimon Edizioni. Classe 1986, nato a Tivoli, il poeta emergente è alla continua ricerca esistenziale. Scrivere per lui è mettersi in pace con se stesso e con tutto ciò che lo circonda. Un modo per mettere un freno al caos della vita.
In questi versi c’è un continuo richiamo alla calma, al silenzio, alla natura. Le strofe che prendono vita dai suoi pensieri creano un ponte tra la cultura e la letteratura italiana con quella del Giappone, che in fondo non sembra essere così lontana.
Lo abbiamo intervistato per scoprire chi è questo poeta emergente
In un momento storico in cui la letteratura, in particolare la poesia, viene bistrattata e sottovalutata (negli USA addirittura vengono eliminati i classici dalle Università), cosa vuol dire impegnarsi in tal senso?
Ti rispondo riportando un’ aforisma di Oscar Wilde : ” Niente è più necessario del superfluo.”
Tutto quello che arricchisce la nostra anima è irrazionale e la società consumistica in cui viviamo non ha tempo per questo.
Sono fermamente convinto che la risposta a questa vita robotica sia nelle pause.
Pause per noi stessi, per la nostra introspettivitá.
La poesia aiuta molto in tal senso, con la sua metrica scandisce il giusto ritmo della vita.
Quali sono i suoi punti di riferimento e da cosa prende spunto ? Il suo stile è influenzato da qualcuno in particolare?
La mia referenza poetica per antonomasia è Giuseppe Ungaretti.
Grazie a lui scopro l’ermetismo, una poesia che incentra tutto sulla forza del linguaggio.
Nella brevità il tutto. Da qui la passione per la poesia giapponese.
Forse del pensiero”, vuole spiegarci questo titolo?
Il titolo del mio libro è un gioco di parole, tra l’altro è anche il format del mio profilo Instagram.
“Forse” è un termine al quale sono particolarmente legato in quanto si è mostrato risolutore in alcune fasi della mia vita.
L’accostamento con il pensiero descrive bene l’immagine del dubbio.
In “forse del pensiero” si parla di haiku e tanka. La cultura giapponese è quindi centrale in questa sua raccolta di poesie.
Questa silloge è incentrata per intero sulla poesia giapponese.
Haiku e Tanka sono dei brevi componimenti di 3 e 5 versi, capaci di regalare al lettore un’ instantanea di vita, un’ immortalazione dell’attimo.
Un continuo riferimento alla natura, a piccoli animali come le formiche e i grilli, alle stelle. Ma anche un accenno a eroi mitologici come Castore e Polluce, anche essi legati agli astri, in particolare alla costellazione dei Gemelli. Ci parli di tutti questi protagonisti dei suoi versi.
La metrica giapponese ha dei punti fermi imprescindibili, tra cui il Kigo, ovvero l’elemento stagionale. Quest’ultimo possiamo ritrovarlo in tutti i miei versi, sotto forma di animali o costellazioni capaci di indirizzare il componimento alla sua stagione pertinente.
Per il futuro ha già qualche programma, qualcosa in uscita?
Per il futuro ho in cantiere diverse idee che spero prendano forma.
Per il momento posso dirti di aver scoperto una nuova metrica giapponese: gli ” haisan”.
Questi componenti giapponesi sono liberi dalle antiche convenzioni metriche e danno all’autore maggior spazio per esprimersi.
Jack Kerouac ne fu un grande estimatore.