“Dive”, lo spettacolo di Mariano Lamberti
“Dive” è una documentatissima scorribanda nella Hollywood dei ruggenti anni ’30 fino all’intervento del codice Haynes, amori saffici “in the closet”, tradimenti, solitudine, passione, censura, religione. Nel clima asfissiante delle limitazioni imposte dal codice Haynes si sviluppano personalità indimenticabili e fuori dal comune, a riprova che la creatività più alta può fiorire sfidando il limite imposto dalle convenzioni del tempo.
Al centro la mitica Greta Garbo intorno alla quale ruotano Mercedes De Acosta, Marlene Dietrich e Cecil Beaton.
La riscrittura registica che ne fa Mariano Lamberti stravolge i parametri del divismo ispirandosi alle Ballroom tipiche della cultura underground anni ‘80 newyorkese, anni in cui la comunità LGBT Plus, emarginata per condizioni sociali e un incipiente arrivo del virus dell’Hiv, ebbe modo di riscattarsi rifacendosi alle dive dell’epoca.
A suggellare questa particolare scelta stilistica il regista ha voluto Mariano Gallo, alias Priscilla, nei panni di un particolarissimo Cecil Beaton. Sul palco, quindi, la Drag Queen più celebre d’Italia che ha da poco terminato la conduzione del fortunato programma tv Drag Race Italia prima su Discovery+ e poi su RealTime.
In scena con Mariano Gallo, Tiziana Sensi nei panni di Greta Garbo, Marit Nissen è Marlene Dietrich, Caterina Gramaglia interpreta Mercedes De Acosta.
“Quando scrivo non so in che momento poi verrà messo in scena ciò che ho concepito. In quel momento c’era l’atmosfera delle persecuzioni sessuali a Hollywood. Oggi, in questo momento storico, voglio dire che Dive è una storia in cui il limite e la restrizione mettono alla prova l’eccezionalità di un carattere, creando una personalità unica”. Queste le parole di Roberta Calandra.
Leggi anche ““Q: l’eroe che inseguì la blatta”, nuovo appuntamento del Teatro Off di Avezzano”
“Partendo dal testo di Roberta Calandra che ambienta la scena negli anni ’30- ha affermato Lamberti- ho scelto di attualizzare l’opera, riadattandola in una Ball Room degli anni ’80. Il motivo di questa scelta riconduce al momento di maggior diffusione dell’HIV, periodo in cui la comunità LGBT, cercando riparo, si riunì al proprio interno, incontrandosi in quei locali spogli che furono appunto le Ballroom. In questi luoghi, liberi e protetti, le persone avevano l’opportunità di avere il loro momento di fama e visibilità, riscattando una vita di privazione e malattia. Si ispiravano alle dive di ogni tempo, tra cui Marlene Dietrich e Greta Garbo erano le preferite. Al centro della ball room c’era una passerella dove ci si sfidava a colpi di “vogue”, un particolare ballo codificato, che si ispirava ai geroglifici egiziani ma riattualizzato e mescolato con la street dance anni ’80. Nel frattempo, all’esterno, la comunità etero si riuniva in gang, sfidandosi a colpi di coltello”.
“Allo stesso modo in cui le dive degli anni ’30 portavano sullo schermo personaggi pieni di fascino e magi- conclude il regista- in cui tutte le donne sognavano di identificarsi con quel modello di perfezione, così le Drag Queen riportavano in vita quel sogno, ricreando quei personaggi eccezionali nelle passerelle delle Ballroom. Ma c’è una cosa che accomuna ancora di più dive del passato e drag queen: una vita privata spesso segnata da dipendenze, miseria ed inadeguatezza”.