“Archi di sangue” di Giuseppe Pantano: storie di donne collegate da boomerang spietati di violenze.
Archi temporali che si incastrano con efferati delitti consacrati all’omertoso silenzio. Storie di donne collegate da boomerang spietati di violenze. Il libro di Giuseppe Pantano “Archi di Sangue”, edito da Brè Edizioni, è la quintessenza del realismo, quello puro, di una società che delinque tacitamente e annega l’innocente nel mare dell’ipocrisia.
La trama serpeggia nel tempo e nelle vite dei personaggi saltando decenni e dando l’impressione di una società che non segue l’inesorabile corsa del tempo. Gli anni passano, capitolo dopo capitolo, si intrecciano fino a formare un motivo sempre più chiaro, mentre, l’umanità è ferma allo stallo dell’apparenza.
Gli Archi di Pane, tradizione secolare di San Biagio Platani in provincia di Agrigento, è il fil rouge della vicenda, la prima tessera del domino che scaturisce l’eruzione di intrighi sepolti da anni di grettezza e omertà. La dinamica del signore di paese, potente gestore dell’economia locale, è subito resa nota e disegna contorni vividi di un passato che chiude la bocca al presente, soffocandolo.
L’autore ha magistralmente raccontato una storia vera, conforme alle crude regole del quieto vivere di un’umanità che si gira dall’altro lato per non guardare in faccia la realtà. Milano, Sicilia, Stati Uniti: tre puntini apparentemente lontani che, con lo scorrere delle pagine, diventano sempre più vicini. Archi di Sangue è un romanzo social thriller che non si limita a rispondere alle domande tipiche dei lettori gialli ma si spinge oltre, sprofonda nelle menti dei carnefici. Viviseziona un tessuto sociale sempre attuale e ostico da sradicare.
La vita dei personaggi, i luoghi frequentati, gli ambienti di lavoro, tutto è incastrato perfettamente nel puzzle finale. Molto apprezzabile è l’altalena temporale, fonte di continua curiosità nel lettore. Fin dalle prime righe si evince il lavoro accurato di ricerca condotto da Giuseppe Pantano nel descrivere episodi tecnici, dalle perizie del medico legale alle coordinate subacquee.
Non si tratta di una narrazione romanzata di temi di mafia e violenza ma di una personificazione concreta dei fenomeni. La catena che costringe i protagonisti in un loop apparentemente senza via di uscita, non ammette false speranze ma soluzioni scavate all’origine.
Le donne, capisaldi della società di tutti i tempi, di famiglie frantumate da pallottole avvelenate di vendetta e di occhi neri che tradiscono la viltà del carnefice. Bambine prima, e donne poi, con l’anima arrugginita da lacrime ingoiate con dignità e resilienza. Donne che hanno sfidato e abbracciato la morte in virtù di verità e solidarietà. Martiri nel cammino, guerriere nell’istinto.
Man mano che la matassa inizia a sbrogliarsi, la riflessione nel lettore prende piede prepotentemente lasciando l’amaro in bocca e nel cuore. Il tema degli archi è un’arguta osservazione dell’autore, una ricerca di verità sporche di sangue e bugie, vendette corrose dal sale dei fondali di Sicilia, piccoli innocenti strappati dalle braccia materne, madri che piangono per la libertà dei figli; quegli stessi figli che, in archi più recenti, lottano ancora contro le catene di matrimoni asfissianti, che sanno di morte. Una morte disperatamente attaccata alla vita e che non ha paura di niente, neanche di sé stessa.