Da marzo arriva a Roma la mostra “Astarte. La dea dai mille Volti”
Il 10 marzo alle ore 17,00 sarà inaugurata presso il Museo del Vicino Oriente Egitto e Mediterraneo, all’intero dell’Università di Roma “La Sapienza, la mostra “Astarte. La dea dai mille volti”, che durerà fino al 4 giugno 2022.
La mostra racconta le origini e le iconografie della dea Astarte, a partire dalla più antica Inanna dei Sumeri, la semitica Ishtar, la fenicia Astarte, le egiziane Hathor, Iside e Sekhmet, l’ittita/khurrita Khepat, l’ellenistica Atargatis, e poi Afrodite, Venere, le diverse ipostasi e il loro culto, attraverso le collezioni del Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo, da Cipro e Malta, dalla Sicilia e dalla Sardegna. La dea dai mille volti sumera, accadica, cananea, fenicia, legata agli ambiti della fertilità, della fecondità, dell’eros, della vendetta e della guerra come testimoniata nell’arte e nelle descrizioni delle fonti del Vicino Oriente antico e del mondo classico.
Risale a pochissimi mesi fa, inoltre, un’eccezionale apparizione della dea. Nel meraviglioso sito archeologico dell’isola di Mozia, nello Stagnone di Marsala (TP), è stata scoperta una protome femminile in terracotta, rappresentante un volto, interpretato proprio come quello di Astarte. Il prezioso oggetto è stato portato alla luce durante la campagna di scavo della Missione Archeologica a Mozia dell’Università “La Sapienza”, sotto la direzione del Prof. Lorenzo Nigro. Così veniva annunciata la scoperta:
«AGI – L’Astarte dei Fenici è una bellissima donna dai capelli rossi, un volto bianco lucente, tanto che i greci la chiamavano ‘Aglaia’ “luminosa, pura”. È lei la dea del Mediterraneo – degli odi e degli amori di un mare che ancora oggi, dal Libano a Israele alla Palestina, tenta di trovare pace tra umane vendette – raffigurata in una terracotta trovata nell’isola di Mozia nel corso di una campagna di scavi portata avanti dall’università La Sapienza e dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani.
“Nel 2007 trovammo una testa di pietra della dea, ma era rovinata, totalmente erosa. Quella trovata adesso e’ conservata perfettamente, come nuova, con i suoi colori e un volto brillante, bianco, luminoso”, spiega all’AGI Lorenzo Nigro, capo del team di archeologi a Mozia, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente antico e Archeologia fenicio-punica.
È una bella donna, dunque? “Bellissima”, aggiunge Nigro, che ha scavato in lungo e in largo per il Mediterraneo, dalla Sicilia al Libano, dalla Giordania all’Egitto, e sembra essersi già innamorato di lei: “Astarte è una messaggera di pace – aggiunge sorridendo – ma può essere anche vendicativa, come sanno tutti quelli che si infilano in questioni d’amore. Il volto di Astarte – compagna del dio Baal, la principale divinità dei Fenici, signore delle acque marine e sotterranee, dio della tempesta e della fecondità – era nascosto poco fuori del recinto sacro, in un punto facilmente individuabile e ben protetto, in “uno dei santuari piu’ ampi e affascinanti del Mediterraneo antico, quello dell’Area sacra del Kothon”.»