Susanna Petruni, la vocazione di essere madre e giornalista
Elena, una garbata e gentile signora, parla con la bambina per un’oretta. Sono colloqui riservati, tra lei e Stella. Deve capire se tutto va bene, se noi siamo due bravi genitori. La domanda che mi è stata fatta dal tribunale e dalla tutrice è : “Signora come mai ancora non ha preso il congedo per la maternità?”. Vivo sulla mia pelle le difficoltà di coniugare il ruolo di neomamma con quello di giornalista e soprattutto di dirigente giornalista. Perché essere vicedirettore di un’importante testata radiotelevisiva non è cosa semplice. Non è un impegno che prevede qualche definizione. Anche se prevista perfino dalla Carta Costituzionale. Avere responsabilità, seguire trasmissioni quotidiane in diretta, insomma essere in prima linea nella produzione delle news prevede sacrifici. E io lo so bene. Chiedere sei mesi, oppure anche solo due di maternità vorrebbe dire uscire dal circuito.
Sono le parole di Susanna Petruni (attualmente conduttrice di alcuni spazi di Rai Parlamento), autrice del romanzo, fortemente autobiografico “Volevo una mamma bionda”. La giornalista ha presentato il suo volume nella trasmissione pomeridiana di Rai Uno “Oggi è un altro giorno”.
Quella che racconta è la storia di come lei, insieme a suo marito Massimo, hanno deciso di adottare una bambina. Una piccola rom appartenente ad una casa famiglia. Susanna Petruni, attraverso un linguaggio semplice e lineare, condivide il suo desiderio di diventare madre. Una voglia così grande da portare questa signora a scrivere perfino al Papa. Si può, però, diventare madre quando le lancette dell’orologio biologico sono già po’ in avanti si fa un lavoro che impegna sul campo a 360 gradi?
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Questa donna, grazie alla sua forza di volontà, a tanta attesa e speranze, che sembrano non arrivare mai a decollare, ma anche tanti compromessi, racconta che tutto questo è possibile.
Le paure, le gioie , le ansie sono proprio quelle di una mamma biologica. Le sente tutte come se la sua Stella – questo il nome che dà alla bimba – la avesse davvero partorita lei. E la piccola sente di essere diventa davvero loro figlia quando ha il suo codice fiscale:
Stella arriva, di corsa, è stupita e insieme curiosa e felice. Chi mai le scrive? È l’Agenzia delle entrate che le invia il codice fiscale. Non so quanti italiani sarebbero così felici di ricevere un plico dal fisco. Un atto dovuto, un adempimento burocratico, insomma, routine. Per noi quel giorno, una gioia infinita: la fine dell’incubo.
Il libro è stato pubblicato da Piemme nella collana Saggi.
di Alessia Del Re
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