“Tre uomini e una gamba”, successo senza tempo
Il 27 dicembre del 1997 usciva nelle sale cinematografiche “Tre uomini e una gamba”. Il debutto al cinema del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo segna un’importante svolta nella comicità italiana.
Il cinepanettone del duo De Sica-Boldi “A spasso nel tempo- L’avventura continua” si fermò a circa 15 miliardi di lire di incassi. La pellicola del trio arrivò a 40. Un successo considerando la concorrenza di film come “La vita è bella”, “Hercules” della Disney, “Fuochi d’artificio” di Pieraccioni e “Sette anni in Tibet” con Brad Pitt.
I classici sketch comici realizzati in televisione e a teatro furono riportati sul grande schermo. Una scelta vincente che ancora oggi fa considerare “Tre uomini e una gamba” un film culto.
Da Aldo che mangia la peperonata alle 8 del mattino, alla partita Italia-Marocco che riporta alla memoria “Marrakech Express“, il sogno del Conte Dracula e Schillaci che divenne “il gran Visir de tucc i terun”, il nuoto sincronizzato nel fiume. Senza dimenticare la spiegazione del loro lavoro di commessi e il tentativo di furto con le maschere dei presidenti che richiama “Point Break“.
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Tutte scene conosciute ormai a memoria. Molte delle quali con dialoghi entrati nel linguaggio comune degli italiani. Battute usate per racchiudere un momento. Usate in ogni tipo di contesto.
Aldo, Giovanni e Giacomo, con Massimo Venier hanno dato vita a qualcosa che probabilmente neanche immaginarono.
Un modo di fare comicità leggera, non troppo impegnata, lontana dalla volgarità più becera e pacchiana. La ricerca della risata senza dover ricorrere necessariamente al turpiloquio (sebbene non sia del tutto assente). Battute derivanti dal mettere sotto la lente d’ingrandimento caratteri, psicologie, modi di essere. Senza scadere nello scontato né nell’idiozia.
Facendo leva, a volte, sui luoghi comuni e i pregiudizi su determinate categorie sociali. Il pubblico poteva ritrovarsi in qualche modo nelle situazioni presentate dalla pellicola.
La trama che attraversa tutta l’Italia tiene incollati allo schermo. Voler sapere come i tre protagonisti riusciranno a sfangarla. Se il Garpez riuscirà ad arrivare a destinazione. Un road-movie in cui il trio ha inserito, anche extra-trama, i propri pezzi forti con alcuni escamotage.
Momenti comici a cui vengono aggiunti, seppur a modo loro, momenti di riflessioni. L’idea di una vita limitata dalla propria famiglia. La voglia di evadere. Il bisogno di cambiare. Tutti temi che hanno avvicinato lo spettatore ai personaggi.
Personaggi che sono diventati dei simboli. Quasi come se in ogni comitiva ci fosse un pignolo, un ipocondriaco malaticcio, uno scapestrato ma buono e amante degli animali.
A 24 anni di distanza “Tre uomini e una gamba”, che fece da apripista per un’ideale trilogia con “Così è la vita” e “Chiedimi se sono felice”, è ancora un film che non fa cambiare canale. Perché il mito della metà di Platone sembra essersi realizzato. Da una parte il trio. Dall’altra il pubblico.