“Gray Manor”: il romanzo horror di Sara Vannini tra spiriti e occulto
“Gray Manor” è la storia di una villa abbandonata infestata dagli spiriti. Ma non sono spettri come tutti gli altri, ai quali basta allontanare e spaventare le persone: sono vere e proprie entità rinchiuse nella casa, che giocano con le paure e i traumi degli avventori, per spingerli ad atti estremi e a interfacciarsi con le loro ossessioni più segrete.
“Sono avanzata di qualche passo, non prestando attenzione a dove mettevo i piedi, ed infatti, quasi subito sono andata a sbattere contro una lapide. Gemendo di dolore mi sono massaggiata il ginocchio. Dov’era finito il clown? Improvvisamente non riuscivo più a vederlo davanti a me. Poi una voce, una voce stridula sul mio orecchio destro: “Vieni, vieni a vedere. Ti piacerà”.
“Era dietro di me, sentivo il suo fiato gelido contro il mio orecchio. Ho abbassato lo sguardo sulle mie mani e, con orrore, ho scoperto che non erano quelle di una donna di ventisette anni, bensì di una bambina”
Il mio corpo intero era di una bimba di quattro anni. “Dammi la mano”.». La protagonista Francesca è una ragazza italiana, affetta da depressione reattiva e attacchi di panico, rinchiusa nella sua casa veneziana da due anni che decide di recarsi a Gray Manor e partecipare all’esperimento demonologico di tre mesi per dare una svolta alla propria vita.
Allo stesso modo, Kate, una ragazza inglese che studia di psicologia, affetta da depressione e con difficoltà relazionali con la propria famiglia aderisce al progetto per evadere dalla patologia. E poi Jack, un fotografo professionista trentenne, con un approccio superficiale alla vita ed infine Helen ed Edmund Whitmore – quest’ultimo col vizio del bere – che sono i due demonologi che guidano la spedizione “spiritistica”.
«Sta giocando con tutte le tue paure”, aveva detto Edmund, appoggiando una mano al muro sopra il caminetto. “E non solo le tue. Vuole coglierci alla sprovvista, farci fare cose orribili, ammettere che non abbiamo più il controllo di noi stessi”. Mi era parso preoccupato. E, a dire il vero, neanche l’espressione di Helen era rassicurante.
“Entrambi sostenevano che, dentro a Gray Manor, il peggio di noi potesse venire a galla. Edmund stesso aveva dovuto ammettere che, da quando era lì, il suo vizio per l’alcol si era accentuato notevolmente. Jack, a sua volta, era diventato estremamente paranoico”.
“Avevamo capito quale fosse il gioco di quelle entità, ma non il perché agissero in quel modo”. Entità infestanti che si manifestano attraverso incubi iperrealistici per manipolare le coscienze degli ospiti, in una continua lotta tra il bene e il male, tra finzione e realtà per condurli al motivo che rende queste anime intrappolate.
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