Carmen Yáñez porta in valigia il suo messaggio di terra e di vita
Amare il mondo
dove l’altro trova il proprio delirio.
Amare con odio di mare in burrasca.
Amare. Amare
il giorno dopo e l’ora della rugiada
quando svegliano i gerani
il loro messaggio di terra e vita. (da Amare)
La poesia di Carmen Yáñez, la sua lunga storia di amore con Luis Sepúlveda. Le ferite del terremoto, le ingiurie della pandemia. I versi che hanno incoronato il loro viaggio tra Cile ed Europa.
Tutto questo negli occhi e nella valigia della scrittrice, scelta come ospite d’onore del premio letterario internazionale Laudomia Bonanni giunto all’Aquila alla ventesima edizione (vinta da Umberto Piersanti).
Yáñez nasce a Santiago del Cile nel 1952. Nel 1975 finisce nelle mani della polizia politica di Pinochet. Scampata all’inferno di Villa Grimaldi, rimane in clandestinità fino al 1981, quando sotto la protezione Onu si rifugia in esilio in Svezia, dove inizia a pubblicare le sue poesie, che negli anni successivi appaiono su riviste svedesi e tedesche.
Nel 1997 si trasferisce in Spagna, nelle Asturie, dove tuttora risiede. Il suo nome è noto anche per la lunga storia d’amore e il matrimonio con lo scrittore Luis Sepúlveda, venuto a mancare proprio per Covid il 16 aprile 2020. “La morte del mio amato compagno di vita”, si è trovata a dire a Io Donna, “è stata un colpo enorme, duro e brutale. È come se avessimo avuto un terribile incidente e fossi sopravvissuta solo io”.
“Ho conosciuto L’Aquila prima del terremoto”, dice Carmen Yáñez, “mi trovai a visitarla insieme a mio marito. In quell’occasione potei ammirare la bellezza delle strade, dell’architettura e la successiva notizia del terremoto del 2009 mi colpì profondamente”. Di qui il parallelo con il Cile. “Anche la mia terra è stata distrutta da un violento evento sismico”, conferma la poetessa. “Ma da queste situazioni impari a reinventarti, ricostruirti a riscoprirti fratelli, non solo nel dolore ma soprattutto nello sforzo continuo di rinascita”
Video di Luciana Celeste