Massimo Morsello, la musica politica alternativa di destra
Massimo Morsello, un nome che molti assoceranno alla destra radicale. Fondatore di Forza Nuova, fu in gioventù militante del Msi. Una lunga militanza che gli costò denunce e mandati di arresto. Nonché un lungo periodo di
esilio all’estero.
Ma non fu solo questo. Fu punto di riferimento musicale (e non) di un’area politica che vedeva nei suoi testi la propria essenza.
Paragonato da alcuni a Francesco De Gregori, le sue canzoni furono impegnate politicamente. Contro l’aborto, in sostegno del professor Di Bella, degli esuli neofascisti e della vita militante extra parlamentare.
Morsello ancora oggi è un punto di unione per un ambiente molto frastagliato, che nella sua figura riconosce un punto di incontro. Un cantautore in grado di farsi apprezzare anche al di là del suo mondo. Sebbene le sue idee furono sempre prevalenti e messe davanti ad una possibile carriera artistica.
Come molti, nella galassia musicale destroide, scelse la musica impegnata. Preferendo essere etichettato e giudicato prima per le sue idee che per la sua attività artistica.
Lui stesso non si definì mai un artista.
La sua discografia conta ben 6 album, uno dei quali (“La direzione del vento”) raggiunse le 13mila copie vendute. Un record per molti anni nell’ambiente della musica alternativa di destra.
Morto nel 2001 dopo una battaglia con il cancro, oggi avrebbe compiuto 63 anni. La sua musica ancora oggi è simbolo per varie generazioni di quella fazione politica che spesso ha cercato idoli oltre il proprio steccato. A volte con cognizione di causa, altre meno.
Morsello, dagli esordi nel Campo Hobbit fino a oggi, rimane comunque un esempio di come la musica possa essere lo specchio di una società. O di una parte minoritaria di essa. Che può piacere o meno. Che abbia idee condivisibili o no. Ma dai suoi testi, dalle sue melodie, si può cominciare a capire e studiare una parte politica spesso demonizzata a prescindere.