Rula Jebreal a Sanremo: “Che non si chieda più ad una donna stuprata come era vestita”
Un discorso da brividi ha raggiunto il cuore degli spettatori della settantesima edizione del Festival di Sanremo.
Rula Jebreal, giornalista e scrittrice palestinese con cittadinanza israeliana e italiana, la cui presenza al Festival era stata oggetto di polemiche, ha convinto tutti con il suo monologo contro la violenza sulle donne.
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Un discorso tanto atteso che pesa come i numeri sulle violenze e sui femminicidi che ha riportato. Un monologo semplice, sincero, ma duro e pungente che ha messo a nudo anche la stessa giornalista che ha raccontato parte della sua vicenda personale, di quando a cinque anni è rimasta orfana perchè la mamma non era riuscita a sopportare il peso di uno stupro subito.
Ha alternato le sue parole con la lettura di alcune strofe de “La cura” di Franco Battiato, della “Donna cannone” di Vecchioni o di “Sally” di Vasco Rossi, tutte canzoni – sottolinea -“scritte da uomini”.
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“Lasciateci libere di essere quello che vogliamo nello spazio e nel tempo (..) Donne in carriera o mamme (..)perché siamo rumore, siamo musica”, ha ribadito la Jebreal visibilmente commossa.
“Fatemi le domande che volete. Domani parlate pure degli abiti indossati dalle presentatrici del festival, ma che non si chieda mai più ad una donna come era vestita dopo quella notte”. Ovviamente questo momento non poteva non suscitare l’apprezzamento e la standing ovation da parte di tutto il pubblico presente nel teatro Ariston.
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