Con “La notte arriva sempre”, Willy Vlautin torna a dar voce alla working class [Ita/Eng]
Tornato da poco più di un mese nelle librerie con il nuovo, struggente La notte arriva sempre, Willy Vlautin si è ormai affermato come una delle voci più potenti della letteratura contemporanea americana, grazie ad una vena narrative baciata da un’ispirazione costante e da una rara capacità di descrivere senza troppi orpelli l’everyday life della working class e degli emarginati. Ecco cosa ci ha raccontato a proposito della sua ultima fatica.
English version below
Iniziamo con la scelta di raccontare gli eventi narrati in 48 ore: perché questa unità spazio-temporale così limitata?
Volevo conferire un’atmosfera frenetica e disperata al libro perché il mondo di Lynette, la protagonista, sta cambiando velocemente, così come l’economia della sua città, e lei sa che è rimasta indietro rispetto a questi cambiamenti.
Al di là di Lynette e dei pochi altri personaggi, in questo libro sembra che il vero protagonista, almeno per la capacità di mettere in moto gli eventi, sia la casa che la tua antieroina sta disperatamente cercando di comprare. Perché? E, in qualche modo, volevi sottolineare il problema che molti americani sembrano avere al giorno d’oggi per assicurarsi un tetto sopra le loro teste?
Una delle cose che mi hanno insegnato da bambino è stato il sogno americano della proprietà della casa. Mi hanno insegnato che se possiedi il posto dove abiti, avrai un po’di potere, un po’ di sicurezza e di autonomia. E Lynette, appunto, vede la casa come la sua ultima possibilità di avere sicurezza e un po’di potere. I prezzi delle abitazioni nelle grandi città degli Stati Uniti stanno aumentando molto più rapidamente dei salari e lei lo sa. Il suo sogno americano si sta rapidamente dissolvendo e lei se ne rende conto e, allo stesso tempo, vede la sua famiglia cadere a pezzi.
Rispetto ai tuoi romanzi precedenti, leggendo queste pagine ho avuto l’impressione che tu abbia reso il tuo stile ancora più essenziale per far parlare la nuda verità dei fatti. È stata questa la linea guida che hai seguito e, in tal caso, consideri La notte arriva sempre come una sorta di approdo definitivo per la tua scrittura, un modello per le opere a venire?
Ogni libro ha il suo stile entro i confini di ciò che sono in grado di fare. Con questo volevo trasmettere velocità e senso di panico, solitudine e oscurità. Così ho mantenuto le frasi semplici e cariche di inquietudine. Lynette sta cercando di salvare la sua famiglia e la loro casa, ma è anche una persona mentalmente fragile. È dura, lei è sempre a un passo dal ritrovarsi completamente a pezzi.
Sempre rimanendo in tema: come si ottiene una “rarefazione” così definitiva? È un modo completamente naturale di scrivere o hai bisogno di un importante lavoro di rielaborazione tra una bozza e l’altra?
Modifico molto. Tendo a lavorare parecchio su ogni libro e su ogni singola frase. Posso magari scrivere una bozza abbastanza velocemente, anche in meno di un anno, ma poi ne passo almeno un altro paio a rielaborarla.
Pur nelle terribili difficoltà di ogni ordine e genere, i protagonisti dei tuoi romanzi, anche quando si sono macchiati di qualche colpa, sembrano sempre brave persone che non vogliono arrendersi a un destino sbagliato e a un mondo avverso. Da dove viene questa forza per non lasciarsi mai andare completamente?
Molte volte scrivo queste storie per aiutarmi a rimanere a galla io stesso. Le scrivo per ricordarmi che non devo arrendermi, non devo lasciarmi andare completamente. Quindi, in questo libro, Lynette è il mio promemoria per non perdere la speranza. E per ricordarmi che non ottieni niente lasciandoti andare, che non ottieni nulla se sei come Doreen, la madre di Lynette.
Basandosi su una prima impressione, Lynette e sua madre sembrano rappresentare due poli opposti, con la prima che incarna l’immagine dell’”arrendersi mai” e la seconda, invece, che appare come uno dei tuoi personaggi più rassegnati e sconfitti. Tuttavia, ci sono alcuni passaggi nel libro in cui questa impressione, questo tipo di dicotomia, sembra venir meno. Potresti in qualche modo farci capire come volevi davvero bilanciare la loro relazione in queste pagine?
Lynette e sua madre, Doreen, hanno una relazione complicata. A causa di Kenny, il fratello più piccolo e disabile di Lynette, sono state costrette a trascorrere insieme più tempo di quello che normalmente dovrebbero trascorrere insieme una madre e una figlia e sono entrambe co-dipendenti da lui. Leggendo il romanzo, penso si realizzi abbastanza facilmente che sia la madre che la figlia appaiano esauste dall’assistenza da dover prestare a Kenny. La madre ha fatto delle scelte sbagliate nella vita ma ha anche sopportato dei passaggi a vuoto esistenziali importanti. Non ha avuto molta fortuna, o forse non ha mai saputo riconoscerla. Ha più o meno rinunciato alla speranza di poter sopravvivere con successo nella nuova Portland. Lynette, invece, crede ancora nell’antico principio tipico americano in base al quale se lavori sodo puoi avere successo. Quindi si parla sostanzialmente del solito argomento: provarci o non provarci nella vita. L’aspetto più importante del loro rapporto è che si tratta di una relazione che si sta sgretolando. La madre sta rompendo con sua figlia. È stanca di lei.
Con la sua ambientazione molto notturna, La notte arriva sempre sembra davvero dimostrare che quando Henry Miller ha definito l’America un “lungo incubo al neon” non stava affatto esagerando. È davvero così e quanto pensi che questi ultimi due anni di emergenza pandemica e crisi economica correlata abbiano peggiorato il quadro della situazione?
Ormai sono tante le città degli Stati Uniti che sono diventate inaccessibili per la classe operaia. Questo libro parla di una famiglia che cerca di capire come cavalcare l’onda della gentrificazione. Lynette non vuole rimanere indietro rispetto a questo fenomeno. Ma la maggior parte delle famiglie non lo accetta, non riesce a tenergli testa. Con questo libro, mi interessava far vedere come una famiglia in disfacimento potesse sopravvivere a un cambiamento così rapido della propria città e dell’economia sulla quale si fonda.
Rimanendo in argomento: hai ambientato questo romanzo nella tua città adottiva, Portland. Una scelta, credo, non casuale. Perché?
Ho ambientato il romanzo qui perché i prezzi delle case a Portland sono aumentati quasi 5 volte mentre i salari soltanto due. Ci sono dozzine e dozzine di nuovi condomini in costruzione, ma allo stesso tempo appaiono sempre più delle specie di “accampamenti”. Oggi come oggi, le persone vivono permanentemente in questa situazione di precarietà. La crescita dell’edilizia insieme all’esplosione del fenomeno dei senzatetto lascia senza fiato. Il cambiamento è stato così drammatico e inquietante che ho dovuto ambientare la storia da queste parti.
L’Italia è un Paese che, romanzo dopo romanzo, sta imparando ad amarti. Se ti offrissero di vivere lì per un po’, accetteresti? E di che cosa andresti alla ricerca dalle nostre parti?
Ah! L’Italia è uno dei paesi più belli del mondo. È il posto preferito da mia moglie. Certo che verrei. Sono già lì con le valigie in mano. Per quanto riguarda un luogo specifico…. Beh, adoro la campagna o le piccole città costiere. Con questa prospettiva, mi hai appena rallegrato, grazie!
Come i tuoi lettori sanno, la tua carriera di scrittore è stata preceduta e poi affiancata da quella di musicista. Stai preparando qualcosa di nuovo con The Delines o da solo?
I Delines hanno appena finito un nuovo disco di cui sono davvero entusiasta. Speriamo di portarlo in tour nel 2022.
Un’ultima curiosità: durante i periodi di lockdown e di varie restrizioni, oltre alla scrittura, ti è capitato di leggere più del solito e forse trovare qualche nuovo autore che ti ha colpito e che nel prossimo futuro potrebbe anche esercitare una certa influenza su di te?
Ho letto molti romanzi scritti durante la grande depressione degli anni ’30. E ho trovato degli input in questi romanzi o nei romanzi sugli hobo (termine con il quale nel mondo americano si fa riferimento a quelle persone senza un impiego né una fissa dimora, costretti a vagabondare per sopravvivere, ndr) nei quali un tracollo economico si abbatte sull’esistenza di un personaggio appartenente alla classe operaia, che mi hanno aiutato molto durante la lavorazione de La notte arriva sempre. Quindi, sì, seppur senza citare titoli in particolari, posso dire di essermi assai dedicato a letture di questo genere, soprattutto a quella dei romanzi sugli hobo.
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English Version
Let’s start with the choice to tell the events narrated in 48 hours: why is this space-time unit so limited?
I wanted a frantic desperate feel to the book because Lynette’s world is changing so fast, the economy of her city is changing so rapidly and she knows she’s getting left behind.
Beyond Lynette and the few other characters, in this book it seems that the real protagonist, at least for the ability to set events in motion, is the house that your anti-heroine is desperately trying to buy. Why? And, somehow, did you want to emphasize the problem many Americans seem to have nowadays to secure a roof over their heads?
One of the things I was taught as a kid was the American dream of home ownership. That if you owned your own place you would have a bit of power, a bit of security, and autonomy. Lynette sees the house as her last chance for security and a bit of power in her town. Housing prices in so many major cities in the US are increasing much more rapidly than wages and she knows this. Her American dream is rapidly dissolving and she sees it and at the same times sees her family falling apart.
Compared to your previous novels, reading these pages I had the impression that you have made your style even more meager to let the naked truth speak. Was this the guideline you followed and, if so, do you consider this The night always comes as a sort of definitive landing place for your writing, a model for the works to come?
It each book has its own style within the confines of what I’m able to do. With this book I wanted it to be fast and panicked and lonely and dark. So I kept the sentences simple and worried. Lynette is trying to save her family and their home but she’s also mentally fragile. She’s tough but she’s always one step away from becoming undone.
Still on the subject, how do you get such a definitive “rarefaction”? Is it a completely natural way of writing or do you need an important reworking job between one draft and another?
I do edit a lot. I tend to toil over each book and each sentence. I can write a draft pretty quick, less than a year, but then I spend a couple of years editing.
Even in the terrible difficulties of every order and genre, the protagonists of your novels, even when they are stained with some guilt, always seem like good people who do not want to surrender to a wrong fate and an adverse world. Where does this strength come from to never let go completely?
A lot of times I write these stories to help keep myself afloat. I write them to remind me not to give up, not to completely let go. So in this book, Lynette is my reminder not to lose hope. That you get nothing by quitting, you get nothing being Doreen, Lynette’s mother.
Relying on a first impression, Lynette and her mother seem to represent two opposite poles, with the first embodying the image of the “never surrender” and the second, instead, acting as one of your most resigned and defeated characters. However, there are some passages in the book in which this impression, this kind of dichotomy, seems to fail. Could you somehow make us understand how you actually wanted to balance their relationship?
Lynette and her mother, Doreen, have a complicated relationship. Because of Kenny they have been together longer than normal and they are co-dependent. I think what you see in the novel is that both mother and daughter are exhausted by caring for Kenny. The mother has made some bad choices in life but has also had some tough breaks. She hasn’t had a lot of luck, or maybe she hasn’t ever seen the luck in front of her. She has more or less given up that she will be able to survive with success in this new Portland. Lynette still believes in the old American idea that if you work hard you can find success. So it’s the old argument of to try or not to try. The main thing here too, is that this is a relationship that is breaking up. The mother is breaking up with her daughter. She’s tired of her.
With its very nocturnal setting, The Night Always Comes really seems to demonstrate that when Henry Miller called America a “long neon nightmare” it was by no means over the top. Is this really the case and how much do you think these last two years of pandemic emergency and related economic crisis have worsened the picture of the situation?
So many cities in the US are now unaffordable for the working class. This book is about one family trying to figure out how to ride the wave of gentrification. Lynette doesn’t want them left behind. But most families struggle, most families have disfunction to them. I was interested in how a broken family survives such a rapid change in their city and their economy.
You set this novel in your adopted city of Portland. A choice, I guess, not random. Why?
I set the novel here because housing prices have gone up almost 5 times while wages have gone up only twice. There are dozens and dozens of new apartment buildings being built but at the same time tent cities are appearing. People are now living permanently in tent encampments. The growth in building along with the explosion in homelessness is breathtaking. The change has been so dramatic and unsettling that I had to set the story here.
Italy is a country that, novel after novel, is learning to love you. If they offered you to live there for some time, would you do it? And what would you go looking for in our area?
Ha! Italy is one of the most beautiful countries in the world. It’s my wife’s favorite place. Of course I would come. I’m packing right now. As for a place…. Well I love the country or a small little coastal town. You’ve just cheered me up, thank you.
As your readers know, your career as a writer was preceded and then joined by that of a musician. Are you preparing something new with The Delines or on your own?
The Delines just finished a new record that I’m really excited about. We’re hoping to tour it in 2022.
One last curiosity: during periods of lockdown and various restrictions, in addition to writing, you happened to read more than usual and maybe find some new author who could hit you and who in the near future could also exert some influence on you?
I read a lot of novels written during the great depression of 1930’s. There’s something about hobo novels or novels where the economy falls out for a working class character that really made sense to me when working on The night always comes. So I’ve been lost in the novels of the hobo.
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