Mario Venuti e la tropicalizzazione della musica italiana
Abbiamo raggiunto Mario Venuti in occasione dell’uscita del singolo “Ma che freddo fa”, rivisitazione in chiave samba-pagode del brano. Disponibile dal 7 maggio, anticipa il suo nuovo album che uscirà a settembre. Titolo rigorosamente top-secret, alla fine del tour estivo in allestimento. Un concept album nel quale Mario Venuti si diverte a giocare, tornando a mondi che già aveva toccato scrivendo Fortuna e che da sempre hanno caratterizzato il suo stile.
Con la produzione artistica di Tony Canto, diventa puro interprete, rileggendo alcuni brani popolari della canzone italiana, scegliendo da periodi e generi diversi per disegnare un tema originale e sviluppare un’unica storia compositiva in cui ciascun brano traccia una linea netta che unisce la canzone italiana ai tropici.
Mario, cosa significa per un artista della tua generazione ed esperienza fare musica in Italia, oggi?
Il linguaggio è cambiato, la lingua è cambiata si è riscoperta la ritmica della lingua italiana che se maneggiata come si deve è una lingua bellissima che può ancora sorprendere. Lo scopo di questo lavoro è proprio quello di giocare con la nostra lingua mostrandola in nuove e forse sorprendenti sfaccettature.
Quali gli artisti che hanno maggiormente influenzato la tua formazione musicale?
Alberto Camerini, Eugenio Finardi, Area, Claudio Lolli, Venditti dei primi album, Ivan Graziani, Pino Daniele e sono costretto a fermarmi qui perché rischio di far diventare la lista lunghissima. Tutti dei grandi innovatori a loro modo, originali e fuori dal coro, emozioni e stimoli ad ogni ascolto.
Quanta voglia c’è di tornare a fare musica dopo lo stop forzato degli ultimi lunghissimi mesi?
Manca troppo la musica per non avere una grande voglia di tornare a suonare dal vivo, il tour in preparazione anticiperà l’uscita dell’album prevista per il prossimo settembre e tutti noi non vediamo l’ora di tornare su un palco e far divertire il nostro pubblico.
Come è nato tecnicamente il nuovo disco?
Uno straordinario gruppo di musicisti internazionali che, seppur forzatamente da remoto, ha reinterpretato classici della musica italiana adattandoli alla musica brasiliana, straordinariamente ricca di sfumature tecniche e artistiche. Si è trattato di un viaggio nel mare magnum della musica italiana riadattato con uno scopo ben preciso: quello della sua tropicalizzazione. Ho voluto evitare la canzone d’autore puntando sulla musica popolare leggera con la pretesa di nobilitare canzoni forse sottovalutate usando tanta chitarra, percussioni, pochissima elettronica e puntando su una interpretazione vocale più minimale.
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Perché proprio il Brasile?
La musica brasiliana rasenta il mondo armonico e affascinante del jazz, riesce a farti fare un grande lavoro sulle armonie rispettando sempre le melodie, giocando su registri vocali differenti dalla classica coverizzazione dei pezzi.
Un ricordo del tuo conterraneo Franco Battiato
Battiato è stato un artista straordinario unico e irripetibile, senza eredi. Ho avuto il piacere di lavorare insieme a lui, è stato produttore dei Denovo, abbiamo allestito spettacoli teatrali insieme, è stato interprete anche dei miei brani, mi telefonava per darmi consigli sui miei pezzi fornendomi sempre ottime intuizioni.
Stupisce un po’ la scelta del 45 giri per lanciare i primi singoli del disco
Il 45 giri era il supporto originale di queste canzoni abbiamo voluto rispettarlo, le copie sono firmate da me e in tiratura limitata. Le quattro copertine dei vinili bianchi, create dall’artista Monica Silva e dal Creative Director Valerio Fausti, formeranno un’opera d’arte unica, caratterizzata da colori forti e vivaci; un tributo alla grande Carmen Miranda e al movimento tropicalista
I tuoi artisti preferiti al momento?
Dimartino è sicuramente un artista sul quale puntare l’attenzione che seguo fin dagli inizi della sua carriera, lui e Colapesce sono finalmente arrivati entrambi al successo più popolare dopo tanti anni di gavetta, li conosco bene e sono molto felice per loro.
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