A tu per tu con John Steinbeck: l’intervista impossibile sulle radici del rock
Come immaginereste un’intervista a John Steinbeck (1902-1968)? Giuseppe Gazerro, collaboratore del nostro giornale, è autore di uno spettacolo musicale basato sui rapporti tra letteratura americana e rock intitolato “Looking for America“. In questo show, attraverso monologhi, dialoghi ed interventi, Gazerro e la sua band (3 Way Street), prendendo spunto dall’opera di John Steinbeck, raccontano i legami tra l’autore e i miti della musica contemporanea alternando tempi teatrali recitativi e l’esecuzione dei brani presentati.
Ha ideato un ipotetico e immaginario dialogo a due tra la nostra testata e l’autore americano che ha influenzato direttamente ed indirettamente la nascita della musica rock. Lo scopo è proprio quello di indagare i rapporti tra letteratura e musica.
The Walk Of Fame è riuscita nella non facile impresa di intervistare John Steinbeck. Quanto segue è il risultato del nostro confronto.
The Walk of Fame:
John, The Walk of Fame è sinceramente orgogliosa di essere riuscita a strapparle questa intervista
John Steinbeck:
Beh, un po’ lo immagino, se metto da parte la falsa modestia.
Qualcuno c’era anche riuscito, negli anni ’60, ma le assicuro che dal 1968 questa è la prima volta che qualcuno ce la fa davvero.
TWoF
Eh, per questo ne siamo orgogliosi.
Dunque, caro John – possiamo chiamarla così, vero? – lei sa che dai suoi romanzi che han cantato la nascita del mito della frontiera e del sogno americano è scaturita praticamente tutta la musica che poi si sarebbe chiamata “rock”?
JS
Certo che potete chiamarmi John.
Smettiamola anche con questo tono formale e parliamo da vecchi amici.
E visto che dite che dal mito della frontiera e dal mito del sogno americano è nata tutta la musica rock, significa che voi siete quelli che han capito esattamente il significato di quello che ho scritto!
TWoF
Grazie di cuore, John.
JS
Niente, è la verità.
Ai miei tempi mi crocifiggevano per quello che scrivevo.
Sai che in molti stati volevano bandire i miei libri?
Mentre – certo che lo sapevo! – i rockers che occupano le vostre prime pagine e con cui siete cresciuti voi han cantato l’America che avevo raccontato io.
TWoF
E cosa pensi, allora, di quelli che si sono ispirati ai tuoi personaggi?
JS
Tutto il bene possibile, ovviamente.
Non credo di aver mai sentito un cantautore degli anni ’60 e ’70 che non avesse, nel suo background, la mia America, i miei personaggi, i miei poveri e la disperazione di chi vedeva infrangersi il proprio sogno nel tritacarne dell’economia a stelle e strisce.
TWoF
Imitavano anche le pronunce degli uomini della frontiera, lo sai?
JS
(ride sinceramente divertito)
Sì, sì, lo so! Quel John Fogerty, che figlio di buona donna! (non ha detto proprio così, ndc)
Un californiano che finge di parlare texano arrotando le r in [oi] e vestendo solo camicie a scacchi.
Eppure, quando cantava di quel ragazzo che doveva guadagnarsi da vivere lavando i piatti sulla *Proud Mary*, beh, mi sembrava di sentire la voce di uno dei personaggi di Tortilla Flat!
(Pian della Tortilla)
Bravissimo, però!
E un po’ tutti i testi dei Creedence Clearwater Revival sembrano acquarelli ispirati ai miei personaggi.
TWoF
Vero.
Ma adesso parlaci un po’ di quelli che sono i tuoi eredi dichiarati, cioè Woody Guthrie e Bob Dylan.
JS
Beh, andiamo al cuore della questione, allora.
Quelli sono mio fratello e mio figlio, no?
Woody – che tipo! – è praticamente mio coetaneo; se n’è andato anche prima di me
E quando ha scritto “This Land Is Your Land” sono andato a casa sua e ho bussato alla sua porta dicendo che doveva darmi i diritti d’autore!
(ride di gusto)
TWoF
E come reagì?
JS
Beh, mi chiese chi fossi e di che diritti d’autore stessi parlando
TWoF
Ma tu eri veramente arrabbiato con lui o era un gioco tra artisti?
JS
Certo che era più un gioco tra artisti.
Ma lui la prese seriamente e mi mostrò la sua chitarra con su scritto “This Machine Kills Fascists”.
Io lotto, mica mi limito a descrivere, caro John – mi disse con quel suo tono serissimo e profondo.
Lì avrei voluto arrabbiarmi; ma come? E io cosa ho fatto con Grapes Of Wrath (Furore, ndc) e soprattutto con East Of Eden (La Valle dell’Eden, ndc)?
Non ho cantato anch’io come te la sofferenza e la lotta dei derelitti e degli ultimi?
Vabbè, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, alla fine.
Non potevo certo arrabbiarmi con lui.
TWoF
E Dylan?
JS
Beh, lui ha raccolto i frutti del lavoro di tutti e due!
All’inizio voleva proprio essere Woody Guthrie; era andato a trovarlo in ospedale quando sapeva che se ne stava andando per berne la sua linfa; poi è andato più nella direzione della protesta diretta ad eventi e persone specifiche.
Ma è durato poco; quando ce ne siamo andati noi, ha iniziato a cantare anche lui cose del cuore.
Ma ci metteva sempre dentro quella rabbia e quella difesa dei diritti civili che ha imparato da noi due, no?
(sorride pieno di orgoglio)
Blood On The Tracks e Desire sono secondo me i suoi migliori lavori.
E in Shelter From The Storm, in Hurricane non si trova forse quella rabbia sociale che aveva guidato i Joads ad uscire dal Dust Bowl (lo spunto iniziale di “Furore”, ndc) per cercare un posto dove poter vivere una vita un po’ migliore?
TWoF
Vero.
JS
Ma sai chi ha incarnato perfettamente lo spirito della frontiera che avevo descritto io, ma senza venir mai riconosciuto abbastanza dalla critica?
TWoF
No, chi?
JS
Paul Simon.
TWoF In effetti è sempre stato considerato un Dylan di serie B, anche se chi ama l’arte odia queste definizioni!
JS
Esatto.
E nel caso di Simon è una definizione doppiamente ingiusta, perché in alcuni suoi lavori il grido dell’ultimo che deve lottare per sfuggire ad una vita disperata è evidente e molto ben descritto.
Hai presente il testo di *The Boxer*?
E anche quello di *Homeward Bound*, con quell’artista folk che vaga di piazza in piazza per suonare ma poi ha sempre voglia di tornare a casa?
TWoF
Vero, son due testi molto vicini all’epopea della frontiera.
JS
E dove raggiunge il massimo è nel testo di “America”, quando canta:
*Dai, amiamoci e uniamo i
nostri destini;
nella valigia ho una casa intera!
Così abbiamo comprato un pacchetto di sigarette, un dolce
e siam partiti per cercare l’America.
Mentre eravamo sull’autobus le dissi;
“Kathy, il Michigan mi sembra un sogno adesso; ci ho messo 4 giorni di autostop per venire fin qui!
E ridevamo, sull’autobus, e giocavamo con le facce della gente.
“Guarda, quello col vestito è una spia!”
“Eh, sì, ha una macchina fotografica nascosta nella cravatta!”
“Dammi una sigaretta, devo averne ancora una nell’impermeabile.”
“No, abbiamo fumato l’ultima un’ora fa.”
Allora io mi misi a guardare fuori dal finestrino e sapevo che lei dormiva,
ma le dissi: *Kathy, son perso e sono triste.
Siamo sullo svincolo del New Jersey; guarda quante macchine!
Vengono tutti qui a cercare la loro America.*
In questo, secondo me, c’è sia La Valle Dell’Eden che Cannery Row (Vicolo Cannery, NDR).
TWoF
E Springsteen?
JS
Beh, a lui sarò sempre grato.
Sai quante royalties ho preso quando lui ha scritto *The Ghost Of Tom Joad”?.
(ridiamo entrambi)
Quella è stata veramente una rilettura letterale del mio lavoro; molti si sono accorti di me grazie a lui.
E comunque quel disco era bellissimo.
Quando canta:
“Gente che cammina lungo i binari
senza sapere dove sia diretta ma sapendo che non torneranno a casa
elicotteri che volano sulle loro teste per tenerli d’occhio
un piatto di zuppa accanto al falò acceso sotto un ponte
dietro l’angolo termina la loro zona di sicurezza;
benvenuti nel nuovo ordine mondiale dove
le famiglie del Southwest dormono in macchina
senza casa, senza lavoro, senza pace e senza quiete.
La strada sembra viva stasera
ma nessuno si illude su dove possa portare.
Sto seduto anch’io accanto al falò
e cerco lo spirito di Tom Joad”
Beh, lì credo abbia colto lo spirito del mio lavoro in modo perfetto.
Non esiste un riassunto di “Grapes Of Wrath” (Furore) migliore di quel pezzo.
TWoF
Grazie, John.
Siamo veramente contenti che gli artisti su cui si è formata la nostra generazione siano apprezzati dai loro padri spirituali!
Grazie di cuore.
JS
Il piacere è stato mio.
Son contento anch’io di essere ancora apprezzato e di essere tornato per un po’ in mezzo a tutti voi.
Grazie, The Walk Of Fame
di Giuseppe Gazerro