I Mokadelic spiegano l’arte della colonna sonora
I Mokadelic arrivano alla colonna sonora di “Romulus” dopo un’esperienza decennale nel mondo della musica per la televisione con pubblicità per brand come Gucci, Bottega Veneta e Volkswagen, per il cinema, collaborando con registi come Stefano Sollima e Gabriele Salvatores, per il quale hanno composto la colonna sonora originale del film “Come Dio comanda” ottenendo la nomination come miglior colonna sonora ai Nastri d’argento 2009, il teatro, e varie esperienze di sonorizzazione in ambito sia nazionale sia internazionale.
La loro musica si sposta da atmosfere post-rock e neo-psichedeliche a suggestioni ambient/elettroniche malinconiche e rarefatte, fino ad arrivare a sonorità dense, creando vere e proprie sinfonie.
Ciao, ragazzi, benvenuti su The Walk Of Fame. Come ve la passate? Solo due mesi fa è uscita la serie “Romulus, l’origine di Roma oltre la leggenda”, che porta la vostra firma nella colonna sonora. State già lavorando a qualcosa di nuovo, magari per ingannare questi mesi di parziali lockdown?
Cris: Ciao e grazie! Andiamo avanti! Il momento storico è molto particolare, niente di visto prima nelle nostre esperienze. In questo senso anche la colonna sonora di Romulus è un caso particolare nelle nostre colonne sonore, per vari motivi: la sua concezione, il suo sviluppo creativo, la sua realizzazione in studio. In tutto questo chiaramente il lockdown di marzo e il distanziamento sociale hanno giocato un ruolo in termini di vincoli, facendoci però, di fatto, scoprire nuove opportunità di collaborazione. In questo momento in particolare stiamo componendo dei nuovi brani valorizzando quanto abbiamo avuto modo di fare nelle lavorazioni di Romulus, ad esempio facendo una pre-produzione a distanza.
Come nasce una colonna sonora? Quali sono gli step principali durante il processo di songwriting e nel dover far combaciare lo spirito della sceneggiatura con quello derivante dalle vostre composizioni?
Non c’è una regola ben precisa. Nella nostra esperienza abbiamo provato un po’ di tutto. Ogni film o serie televisiva che abbiamo affrontato ha avuto un metodo di lavoro differente perchè differenti erano le storie, i registi, i montatori. Si parte solitamente dalla costruzione di una serie di temi che possano esprimere, nella nostra visione, il mondo emotivo descritto. Avviene poi un incontro con il regista e lì avviene il confronto rispetto a quello che è più in linea con le sue aspettative per poi andare ad adattare e raffinare le composizioni.
Componete a riprese terminate, quindi dopo aver visionato il lavoro concluso, oppure seguite i lavori di pari passo?
Dipende dal momento in cui veniamo coinvolti e dalla scelta del regista. Ogni regista ha il suo modus operandi e noi ci adattiamo al suo modo di vedere e di concepire il ruolo della musica nel racconto. In alcune lavorazioni, come ad esempio “Come Dio Comanda” di Gabriele Salvatores, le musiche sono state costruite in maniera quasi definitiva prima dell’inizio delle riprese e sono state utilizzate sul set per ispirare gli attori e creare già quel mood visivo che poi abbiamo ritrovato nel film. Per “Gomorra-La serie” per certi versi è stato simile, alcuni brani erano stati creati prima, in occasione della sonorizzazione dal vivo al Palazzo delle esposizioni di Roma del film muto russo “La fine di Sanpietroburgo” di Pudovkien, e altre sono nate dietro richieste in corso d’opera da parte del regista Stefano Sollima. In “Romulus” abbiamo ritrovato parte di questa modalità, per cui a partire dalla lettura della sceneggiatura e dal confronto con i registi Matteo Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale abbiamo costruito dei temi di partenza per poi riadattarli e crearne dei nuovi sulla base di specifiche richieste.
Essendo dall’altra parte dello schermo, e quindi non in prima persona come attori, capita mai che guardando le serie o i lungometraggi su cui avete lavorato cambiereste qualcosa? C’è una percezione diversa se approcciate da spettatori?
Lavorando alle colonne sonore abbiamo modo di vivere in prima persona l’evoluzione del lavoro che porta al final cut. Questo ci da l’opportunità di vedere varie versioni della stessa scena, fare varie ipotesi, provarle, riprovarle e poi cambiarle nuovamente. In questo modo è difficile staccarci e prendere nuovamente la prospettiva dello spettatore o della prima volta. Accade a volte che si rivedano, in occasione delle presentazioni al cinema o in tv, i lavori che abbiamo fatto è in generale bisogna dire che, forse proprio per le varie prove fatte, il risultato che vediamo sia il migliore di quelli possibili.
Avete lavorato anche alla serie di Gomorra, all’Immortale e al film “Sulla mia pelle”, oltre a portare dentro un bagaglio di esperienze altresì prestigiose e importanti. Quali sono quelle che vi hanno arricchito di più?
Le colonne sonore sono state per noi un’opportunità, forse la più importante delle opportunità, per esprimere gran parte del nostro mondo musicale. Sono tutt’oggi una modalità espressiva che ci permette di connetterci con le storie. A partire dalle prime prove quando proiettavamo dei film e ci suonavamo sopra senza particolari ambizioni abbiamo capito che quel modo di far parte di un racconto era per noi una cosa importante, difficilmente esprimibile a parole. In questo senso ogni esperienza ci arricchisce, non soltanto i film e le serie tv, ma anche le esperienze teatrali, le sonorizzazioni, i cortometraggi. Certamente “Come Dio Comanda”, “Gomorra – La Serie”, “Sulla mia pelle” e “Romulus” hanno rappresentato dei passaggi fondamentali nella nostra storia, anche a livello compositivo e professionale.
Come sono cresciuti i Mokadelic in questi anni? Quali sono gli obiettivi che vi ponete e quali traguardi, soprattutto, ambite a raggiungere?
Nel 2020 abbiamo compiuto 20 anni…tanti anni passati insieme, direi quindi che la crescita è avvenuta su più piani e fondamentalmente non sia ancora finita. La band mokadelic è cresciuta al crescere dei suoi componenti, sul piano dell’amicizia, sul piano creativo e su quello professionale. Sentiamo però che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire nel mondo dei suoni, nel mondo della composizione e nel mondo dell’audiovisivo. Per questo guardiamo al futuro con apertura e cerchiamo di darci degli obiettivi nuovi…sempre con le nostre tempistiche e in considerazione del momento storico che viviamo. Ora stiamo lavorando al nostro nuovo album e questo è attualmente l’obiettivo più concreto.
Se doveste comporre una colonna sonora per raccontare l’anno 2020, anche in virtù di tutte le esperienze negative che ci sono state, su quali leve emozionali puntereste? Come giudicate l’anno che si è appena chiuso?
Credo che il modo migliore per raccontare il 2020 sia essere neutri. Si racconta tutto da sé, in maniera molto chiara, non serve enfatizzare nulla perchè sembra già la sceneggiatura di un film. In questo senso basterebbe essere minimali…pochi elementi, tante emozioni.
Per chiudere: la top 3 delle vostre colonne sonore preferite
Non è una classifica di merito. Al primo posto c’è “The Arrival”, con la colonna sonora di Jóhann Jóhannsson, al secondo posto c’è “Inception”, colonna sonora di Hans Zimmer, e al terzo posto la serie tv “Dark”, con la colonna sonora di Ben Frost.
Leggi anche: Gennaio, il mese di Giano | ArcheoFame