Virginia Woolf, forza e sensibilità contro le convenzioni
Virginia Woolf, nata a Londra il 25 gennaio 1882, è l’emblema di una mente frenetica, capace di comprendere i suoi tempi avendo il coraggio di superarli. Partendo dalla letteratura, la sua produzione e il suo pensiero mirano a ridisegnare i canoni del XX secolo.
Per Woolf, il realismo del romanzo edoardiano non era più accettabile, totalmente inadatto a descrivere le molteplici sfaccettature dell’animo umano.
– Nel 1910 o intorno a quell’anno, il carattere dell’uomo cambiò –
Il mondo appartiene a un’umanità molto diversa, con l’Europa immersa nei fenomeni delle avanguardie artistiche e letterarie, dalla rivoluzione delle forme nella pittura post impressionista, alla rivoluzione delle stesse tecniche narrative – pensiamo alla scrittura di Joyce.
La realtà interiore non può essere racchiusa dal plot convenzionale. La complessità dell’animo deve fare a meno della superiorità dell’autore per arrivare finalmente ad una conoscenza frammentaria e divisa fra punti di vista molteplici, unica espressione realistica di mondo interiore non lineare.
– Tutto il problema dell’esistenza consiste nel cogliere i momenti in cui le cose si fanno trasparenti e si trova la traccia. Come se, per uno squarcio improvviso, il fondo dell’essere divenisse visibile e la poesia si facesse realtà. –
In Woolf, come in altri scrittori del modernismo inglese, sono i fugaci momenti intimi, epifanici, i privilegiati moments of being a tessere davvero la trama di un romanzo.
Se il romanzo deve raccontare la vita, deve farlo così come la vita si rivela a noi: non banale nascita-crescita-morte, ma materia che acquista senso e valore dalle sue parti più piccole, in un accostamento di momenti significativi e illuminanti.
– Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna? –
Non è la sola forma-romanzo ad essere superata e rigettata, ma il suo essere paradigma patriarcale che respinge e scredita qualsiasi altra visione.
L’essere donna e l’essere scrittrice sono punti cardine nella vita e dell’opera di Virginia Woolf, vita che non deve essere interpretata solo come un sofferto viaggio costellato di ombre ma come un continuo studio ed impegno nel comprendere la natura umana, come un’incessante dedizione all’espressione più sincera di sé.
Il suo scrivere senza sosta, il suo essere “cercatrice irrequieta”, la rendono un personaggio estremamente contemporaneo. Impossibile relegarla a semplice figura di spicco post e anti vittoriana.
Virginia Woolf è la donna che soffre la sua condizione e lotta perché lei e le altre possano migliorarla. È l’anima che ha bisogno di esprimersi per non implodere e per risplendere, è la scrittura che non sopporta il silenzio di comodo e lo rompe grazie alla bellezza della sua arte.
Non sono le ombre a dover occupare il centro del racconto di Virginia Woolf ma non devono essere certo ignorate: il 28 marzo 1941 Virginia si spinge nel fiume Ouse, riempiendosi le tasche di sassi per non emergerne più.
La straordinaria vitalità della sua scrittura la rende ancora oggi una delle autrici più amate e studiate, un modello di ribellione e crescita perpetrate attraverso lo studio e l’osservazione del mondo.
– Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli. –