‘La Stanza’ è il nuovo thriller di Stefano Lodovichi
C’è un fenomeno che non riesco ancora a spiegare, dal punto di vista commerciale: la produzione in larga scala di thriller psicologici. Il cinema italiano ha prodotto circa 20 thriller all’anno nell’ultima decade, collezionando sempre dei fiaschi con dolorosissimo rinculo per le case di produzione.
Pochi di voi hanno memoria di ‘Welcome Home’, ‘Weekend’ o ‘Villetta con ospiti’. Film morti sul nascere dopo terribili colpi di spada al botteghino. Quale sia il processo per cui, nonostante i numeri, i produttori italiani continuino ad investire in questo filone ‘psicologico’ è cosa a noi sconosciuta. L’ultimo esemplare di questa specie che non sembra conoscere estinzioni è un film diretto da Stefano Lodovichi. Il film è ‘La Stanza’ – Amazon Prime Video – e annovera nel cast solamente tre attori: Camilla Filippi, Guido Caprino ed Edoardo Pesce, in ordine di apparizione.
La storia è semplice: una donna sta per gettarsi dalla finestra, quando qualcuno suona alla porta. Uno sconosciuto che arriva come un deus ex machina per rovesciare le carte di una storia d’amore finita tragicamente, rivelandone le ipocrisie e le falsità. Una struttura classica, senza grandi novità: tre personaggi (moglie, marito e ospite indesiderato), un solo ambiente, una sceneggiatura verbosa e un esasperato crescendo di tensione.
Dopo gli ottimi minuti iniziali, capiamo però l’inghippo: è un film di sussurri. Altro amore italiano, il sussurro è una condizione umana, in cui gli attori si ritrovano costretti ad emettere dei fiati con cui non ci appanni un vetro.
Colpi di scena, frasi ad effetto, un epilogo che scatena senza motivo la violenza accennata lungo tutto il film, una struttura squisitamente teatrale, misteri torbidi e coppie formate da ‘perfetti sconosciuti’: tutti i cliché del cinema thriller sono ben confezionati, in un film che non si nega neanche una svolta fantascientifica, nel frettolosissimo finale. Non manca neppure il maniaco ghignante che balla sulle note di una vecchia canzone, una cosa che aveva rotto le palle già trent’anni fa.